Bogotá , giovedì, 7. settembre, 2017 19:16 (ACI Stampa).
Presso il Palazzo Cardinalizio di Bogotà Papa Francesco incontra i Vescovi Colombiani. Sono circa 130 Vescovi, il Papa viene accolto dal Presidente della Conferenza Episcopale, che lo accompagna al podio.
C’è il saluto dell’Arcivescovo di Bogotá, il Cardinale Rubén Salazar Gómez e quello del Presidente della Conferenza Episcopale Colombiana, Monsignor Óscar Urbina Ortega.
“Sono convinto– così il Papa inizio il suo lungo discorso - che la Colombia abbia qualcosa di originale che richiama fortemente l’attenzione: non è mai stata una meta completamente realizzata, né una destinazione totalmente raggiunta, né un tesoro totalmente posseduto. La sua ricchezza umana, le sue abbondanti risorse naturali, la sua cultura, la sua luminosa sintesi cristiana, il patrimonio della sua fede e la memoria dei suoi evangelizzatori, la gioia spontanea e senza riserve della sua gente, l’impagabile sorriso della sua gioventù, la sua originale fedeltà al Vangelo di Cristo e alla sua Chiesa e, soprattutto, il suo indomabile coraggio di resistere alla morte”.
Vescovi, custodi e sacramento del primo passo. Per Francesco “Gesù è un passo irreversibile. Proviene dalla libertà di un amore che tutto precede. Perché il Figlio, Egli stesso, è la vivente espressione di tale amore”. Come farlo? Il Papa spiega: “Mendicate nella preghiera quando non potete né dare, né darvi, perché abbiate qualcosa da offrire a quelli che si accostano costantemente al vostro cuore di Pastori. La preghiera nella vita del Vescovo è la linfa vitale che passa attraverso la vite, senza la quale il tralcio marcisce diventando infecondo”.
Vescovi, toccate la carne del corpo di Cristo. “Vi invito – raccomanda il Pontefice argentino - a non avere paura di toccare la carne ferita della vostra storia e della storia della vostra gente. La Colombia ha bisogno del vostro sguardo, sguardo di Vescovi, per sostenerla nel coraggio del primo passo verso la pace definitiva, la riconciliazione, il ripudio della violenza come metodo, il superamento delle disuguaglianze che sono la radice di tante sofferenze, la rinuncia alla strada facile ma senza uscita della corruzione, il paziente e perseverante consolidamento della res publica, che richiede il superamento della miseria e della disuguaglianza”.