Lo sguardo va agli emarginati “quelli che non contano per la maggioranza e sono tenuti indietro e in un angolo. Tutti siamo necessari per creare e formare la società. Questa non si fa solo con alcuni di “sangue puro”, ma con tutti”.
Il modello è san Pietro Claver, per cui “fissiamo lo sguardo sulle diverse etnie e gli abitanti delle zone più remote, sui contadini. La fissiamo sui più deboli, su quanti sono sfruttati e maltrattati, su quelli che non hanno voce perché ne sono stati privati, o non l’hanno avuta, o non è loro riconosciuta. Fissiamo lo sguardo anche sulla donna, sul suo apporto, il suo talento, il suo essere “madre” nei diversi compiti. La Colombia ha bisogno di tutti per aprirsi al futuro con speranza”.
E questo è l’impegno della Chiesa attenta “in modo speciale il sacro rispetto della vita umana, soprattutto la più debole e indifesa, è una pietra angolare nella costruzione di una società libera dalla violenza. Inoltre, non possiamo non mettere in risalto l’importanza sociale della famiglia, sognata da Dio come il frutto dell’amore degli sposi, «luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri» (ibid., 66). E, per favore, vi chiedo di ascoltare i poveri, quelli che soffrono. Guardateli negli occhi e lasciatevi interrogare in ogni momento dai loro volti solcati di dolore e dalle loro mani supplicanti. Da loro si imparano autentiche lezioni di vita, di umanità, di dignità. Perché loro, che gemono in catene, comprendono le parole di colui che morì sulla croce – come recita il vostro inno nazionale”.
Il discorso del Papa si conclude con una frase del colombiano Gabriel García Marquez: “Tuttavia, davanti all’oppressione, il saccheggio e l’abbandono, la nostra risposta è la vita. Né diluvi né pestilenze, né fame né cataclismi, e nemmeno le guerre infinite lungo secoli e secoli hanno potuto ridurre il tenace vantaggio della vita sulla morte. Un vantaggio che aumenta e accelera”. E’ dunque possibile – continua lo scrittore – “una nuova e travolgente utopia della vita, dove nessuno possa decidere per gli altri persino il modo di morire, dove davvero sia certo l’amore e sia possibile la felicità, e dove le stirpi condannate a cent’anni di solitudine abbiano infine e per sempre una seconda opportunità sulla terra”. Una frase del discorso pronunciato alla ricezione del Premio Nobel nel 1982.
E chiosa Francesco: “Molto è il tempo passato nell’odio e nella vendetta… La solitudine di stare sempre gli uni contro gli altri si conta ormai a decenni e sa di cent’anni; non vogliamo che qualsiasi tipo di violenza restringa o annulli ancora una sola vita. E ho voluto venire fino a qui per dirvi che non siete soli, che siamo tanti a volervi accompagnare in questo passo; questo viaggio vuole essere un incitamento per voi, un contributo che spiani un po’ il cammino verso la riconciliazione e la pace”.
L’incontro si è svolto prima di quello privato con il presidente e nel palazzo di inizio ‘900 chiamato “Casa de Nariño” in onore di Antonio Nariño, politico colombiano vissuto tra il ‘700 e l’800 militante per l’indipendenza del Paese che ha tradotto in spagnolo e pubblicato la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del Cittadino della Rivoluzione francese. È la residenza ufficiale del Presidente della Colombia e la sede del governo. Il Palazzo, sito nel centro storico di Bogotá, è ricco di opere d’arte legate alla storia del Paese. Il Presidente. Juan Manuel Santos Calderón, classe1951, appartiene alla famiglia dei “Santos”, una delle dinastie più influenti del Paese. Nel 2016 ha ricevuto il Nobel per la Pace. Nel suo saluto al Papa Santos si è definto "uno dei tanti toccato dalle sue parole e dal sue esempio". Poi ha ricordato il cammino per la pace: "vogliamo riconciliarci e accettare l'altro".
Al Papa Santos regala oggetti d’arte che ricordano la pace, e il Papa regala al presidente una scultura della Via Crucis di Antonello Conti. I regali del presidente della Colombia, Juan Manuel Santos a Papa Francesco sono provenienti da diverse regioni del Paese e realizzati da artisti e artigiani colombiani: un rosario in filigrana di argento, uno zainetto in tessuto indigena e un paio di sculture in argilla e ceramica.
Il Papa poi che era arrivato al Palazzo scortato da militari a cavallo, si è recato in cattedrale, poco prima, davanti al Palazzo dei Canonici ha ricevuto dal sindaco le chiavi della città.
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