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“Il martirio è collegato con la verità”. Il vescovo di Linz agli allievi di Benedetto XVI

Manfred Scheuer | Manfred Scheuer, vescovo di Linz, relatore al Ratzinger Schuelerkreis 2017 | Wikipedia Manfred Scheuer | Manfred Scheuer, vescovo di Linz, relatore al Ratzinger Schuelerkreis 2017 | Wikipedia

Benedetto XVI li ha ricevuti per 25 minuti, e ciascuno di loro ha parlato della situazione della loro Chiesa particolare, delle cause di beatificazione in corso e anche del martirio della vita quotidiana. Sono i relatori del Ratzinger Schuelerkreis, il Circolo di ex studenti di Benedetto XVI che quest’anno ha discusso di martirio e persecuzione dei cristiani. I relatori erano il vescovo Kyrillos di Assiut, monsignore Helmut Moll di Colonia, e il vescovo Manfred Scheuer di Linz. Con ACI Stampa, si sofferma sui temi dell’incontro.

Era la sua prima volta allo Schuelerkreis?

Era la prima volta che incontravo il Circolo di ex studenti di Benedetto XVI. Conoscevo il Papa emerito, prima di tutto perché, da cardinale, era responsabile delle nomine episcopali in Austria e Germania, e dunque lo incontrai prima della mia consacrazione. Poi, quando era in vacanza a Bressanone ed io ero vescovo di Innsbruck, fui invitato a pranzo da lui insieme al vescovo di Bressanone. E lui ricordava benissimo queste circostanze.

Di cosa ha parlato?

Ho parlato dei martiri di oggi, e di quelli di ieri. Sono il postulatore della causa di beatificazione di Franz Jagerstatter, un contadino che si oppose al nazismo, e ho parlato della sua vita e di altri martiri del nazismo, e anche di Joseph Mayr Nusser, beatificato lo scorso marzo. Ma ho parlato anche della mia esperienza in Iraq. Ho visitato l’Iraq e la Valle di Ninive nel febbraio 2017, abbiamo celebrato una Messa per quanti sono ritornati, abbiamo cominciato ad aiutare a costruire una chiesa.

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Chi sono i martiri oggi?

Ci sono tanti tipi di martiri, e non tutti possono essere canonizzati. C’è un martirio che ha delle caratteristiche canoniche, e che porta ad una beatificazione, ad una canonizzazione. Ma poi c’è il martirio che è una testimonianza di vita cristiana molto forte. Non risponde ai requisiti del martirio secondo termini canonici, ma va riconosciuta questa testimonianza. Il martirio nel senso cristiano include l’amore, la speranza e la fede e lo spirito delle beatitudini. Il martirio nel senso cristiano è un atto di amore contro l’odio che incute anche tutti quelli che fanno la persecuzione e il martirio è anche un atto di sacrificio, nel senso soteriologico.

Forse la parola martire è un po’ inflazionata…

Credo di sì. Ci sono i martiri della libertà di stampa, Hans Bloch ricorda che anche i comunisti hanno i loro martiri, e persino i nazisti li hanno. Ma tutti questi non sono martiri nel senso cristiano del termine. Li chiamerei, al limite, vittime.

Cosa può essere un martirio in senso ampio?

L’amore del prossimo nel senso radicale può essere un martirio in senso ampio.

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Mentre un martirio per essere definito martirio deve avvenire in modo violento, testimoniare la fede, prevedere la disponibilità a dare la vita?

La cosa più importante tra le tre è la testimonianza di fede. La morte violenta in sé non basta, vale solo con l’amore. C’è anche un martirio della coscienza, perché il martirio deve avere una relazione con la verità: non è bugia, non è ideologia.

Questa relazione con la verità, martire della verità è importante, distingue il martirio dalle ideologie, anche naziste. Il martire è un testimone per la giustizia e il diritto, e la coscienza non è un luogo di soggetto interno. Il martire vede le conseguenze nel senso del discernimento degli spiriti, vede le conseguenze delle promesse.In questo senso i martiri sono più profeti del regno di Dio, sono profeti del Cielo. I martiri muoiono con Gesù, non solo per una idea, non solo per una strategia.

Ci sono martiri nascosti?

Sì, ce ne sono, perché c’è la testimonianza pubblica, ma anche quella resa nel nascondimento.