Amatrice , giovedì, 24. agosto, 2017 12:30 (ACI Stampa).
Amatrice, Accumoli, Arquata e tutta l’Italia piangono le vittime del sisma che esattamente un anno fa devastò l’Italia Centrale. Questa mattina ad Amatrice il Vescovo di Rieti, Monsignor Domenico Pompili, ha presieduto una Messa in suffragio delle vittime del terremoto.
“È passato solo un anno - ha esordito il presule nell’omelia - ma sembra una vita. Secondi interminabili hanno polverizzato legami e ambienti, svelando al contempo un coraggio e una resistenza che non immaginavamo. Fare un bilancio è possibile, ma rischia di essere provvisorio. Ciò che conta è ritrovare la linea dell’orizzonte”.
Guardando all’oggi, 365 giorni dopo, Monsignor Pompili sottolinea: “per rinascere non basteranno eroi solitari. Anzi, a dirla tutta, una comunità senza eroi è una comunità eroica. È la fuga dalla propria quota di impegno, infatti, che lascia le macerie dove sono; impedisce di ritornare; abbandona i più. Qui non si tratta di attribuire colpe a qualcuno o distribuire medaglie a qualcun altro, ma di fare quello che ci spetta”.
E riprendendo il Vangelo, il Vescovo di Rieti parla di ricostruzione che “sarà vera o falsa. È falsa quando procediamo alla giornata, senza sapere dove andare. Mi chiedo: siamo forse in attesa che l’oblio scenda sulla nostra generazione per lasciare ai nostri figli il compito di cavarsela, magari altrove? Rinviare non paga mai. Neanche in politica, perché il tempo è una variabile decisiva. La ricostruzione – al contrario – è vera quando evita frasi fatte e chiarisce che ricostruire è possibile. Ma non l’identico, bensì l’autentico. L’identità di un borgo storico è sempre dinamica e la storia non torna mai indietro. Ricostruire vuol dire sempre andare avanti. Anche Amatrice allora rinascerà. Ma è bene che conservi perfino le ferite, perché da quelle le future generazioni apprenderanno che la città, più che dalle sue mura e dalle sue vie, è fatta dall’ingegno e dalla passione di chi la edifica”.
“Non basta nascere - ha concluso Monsignor Pompili - bisogna imparare a rinascere. Questa è la fede. Ma anche la ricostruzione che verrà, se verrà”.