Città del Vaticano , domenica, 20. agosto, 2017 11:20 (ACI Stampa).
“I titoli del Meeting invitano ogni anno a riflettere su aspetti dell’esistenza che il ritmo incalzante del quotidiano spesso fa mettere tra parentesi. Tutto sembra scivolarci addosso, presi come siamo dall’ansia di voltare pagina in fretta. La vita si frammenta e rischia di inaridirsi. Per questo è prezioso ogni tanto fermarsi per considerare i grandi interrogativi che definiscono il nostro essere umani e che è impossibile ignorare del tutto.”
Così il cardinale Pietro Parolin saluta il Meeting 2017 a nome di Papa Francesco.
Nel messaggio letto in apertura della edizione riminese del Meeting 2017 che quest’anno ha per tema una frase di Goethe «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo» il cardinale scrive che “per troppo tempo si è pensato che l’eredità dei nostri padri sarebbe rimasta con noi come un tesoro che bastava custodire per mantenerne accesa la fiamma. Non è stato così: quel fuoco che ardeva nel petto di coloro che ci hanno preceduto si è via via affievolito”.
E in questo senso un limite della società è la scarsità di memoria. Un limite anche per la formazione delle nuove generazioni: “ come pensare di edificare il futuro senza prendere posizione riguardo alla storia che ha generato il nostro presente? Come cristiani non coltiviamo alcun ripiegamento nostalgico su un passato che non c’è più. Guardiamo piuttosto in avanti fiduciosi. Non abbiamo spazi da difendere perché l’amore di Cristo non conosce frontiere invalicabili. Viviamo in un tempo favorevole per una Chiesa in uscita, ma una Chiesa ricca di memoria, tutta sospinta dal vento dello Spirito ad andare all’incontro con l’uomo che cerca una ragione per vivere”.
Il cardinale ha ricordato la espressione di Papa Francesco dell“alzheimer spirituale”, cioè nel “dimenticare la storia del nostro rapporto personale con Dio, quel primo Amore che ci ha conquistati fino a farci suoi. Se diventiamo “smemorati” del nostro incontro con il Signore, non siamo più sicuri di niente; allora ci assale la paura che blocca ogni nostro movimento. Se abbandoniamo il porto sicuro del nostro legame con il Padre, diventiamo preda dei capricci e delle voglie del momento, schiavi dei “falsi infiniti”, che promettono la luna, ma ci lasciano delusi e tristi, alla ricerca spasmodica di qualcosa che riempia il vuoto del cuore”.