Amsterdam , martedì, 29. agosto, 2017 14:00 (ACI Stampa).
Era carmelitano, mistico, studioso, ed aveva il compito di assistente ecclesiastico della stampa cattolica. Era anche un giornalista, un apostolo della verità. Per questo, il carmelitano olandese Tito Brandsma fu subito messo sotto la lente di ingrandimento dei nazisti quando occuparono l’Olanda nel 1940. E per questo, fu ucciso nel campo di concentramento di Dachau il 26 luglio 1942.
Beatificato da Giovanni Paolo II nel 1985, Tito Brandsma rappresenta quell’ideale di intelletuale dalla fede semplice e salda, capace di vivere il martirio con serenità, e persino di aiutare l’infermiera che gli praticò l’iniezione letale a ritrovare la fede, senza proclami, ma semplicemente avendo “compassione di lei”, come poi raccontò la stessa infermiera testimoniando al processo di beatificazione.
È la forza della verità, quella che muove Tito Brandsma. Entrato a Dachau nel 1941, già nella lista di quelli che sarebbero dovuti morire, ha un confronto con il sergente giudiziale Hardegen, che gli propone di andare agli arresti domiciliari in un convento carmelitano. Al rifiuto di Brandsma, Hardegan gli chiede di scrivere un saggio per spiegare perché i cattolici olandesi si opponevano al nazionalsocialismo, e Brandsma lo fa, con argomentazioni suggestive. Non aveva possibilità di cercare riferimenti bibliografici, ma aveva ben saldi nella memoria gli articoli già scritti, compreso uno in un libro sulla situazione degli ebrei in Germania.
L'articolo era contenuto in una collettanea Sulla situazione degli Ebrei in Germania, del 1935, quando smascherò l’ideologia nazista, ne mostrò i legami con una particolare interpretazione di Friedrich Nietzsche e Max Stirner, e mise in luce in che modo la società avrebbe dovuto contrastare questo pensiero. Il suo articolo si chiamava “L’inganno della debolezza”, e contrapponeva alla legge del dominio l’amore e l’umiltà, che nascono nel mondo giudeocristiano e degradano il superuomo del regime nazista.
In quell’articolo ci sono anche le basi del lavoro dei vescovi olandesi. Nel 1940, i tedeschi invadono l’Olanda. Lui è assistente della stampa cattolica, e in quella veste si adopera per coordinare i direttori dei periodici e delle pubblicazioni cattoliche. Un incarico che gli viene dato dall’episcopato olandese, che rifiutava di acettare gli ordini razzisti e antisemiti della stampa cattolica.