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Ivo Muser, vescovo di Bolzano- Bressanone, la festa da sapore alla vita

Monsignor Ivo Muser con Papa Francesco |  | Diocesi di Bolzano Bressanone Monsignor Ivo Muser con Papa Francesco | | Diocesi di Bolzano Bressanone

“L’ossessione del profitto economico e l’efficientismo della tecnica mettono a rischio i ritmi umani della vita, perché la vita ha i suoi ritmi umani. Il tempo del riposo, soprattutto quello domenicale, è destinato a noi perché possiamo godere di ciò che non si produce e non si consuma, non si compra e non si vende. E invece vediamo che l’ideologia del profitto e del consumo vuole mangiarsi anche la festa: anch’essa a volte viene ridotta a un ‘affare’, a un modo per fare soldi e per spenderli.

Ma è per questo che lavoriamo? L’ingordigia del consumare, che comporta lo spreco, è un brutto virus che, tra l’altro, ci fa ritrovare alla fine più stanchi di prima. Nuoce al lavoro vero, consuma la vita. I ritmi sregolati della festa fanno vittime, spesso giovani”: con tali parole si esprimeva nell’agosto 2015 papa Francesco durante le udienze generali sulla famiglia. Anche il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa insegna che il comandamento sul riposo è il vertice dell’insegnamento biblico sul lavoro, rivelando l’alternanza lavoro/riposo come un ritmo fondamentale dell’esistenza ed una protezione contro ogni forma di idolatria: “Il riposo consente agli uomini di ricordare e di rivivere le opere di Dio, dalla Creazione alla Redenzione, di riconoscersi essi stessi come opera Sua, di rendere grazie della propria vita e della propria sussistenza a Lui, che ne è l’autore. La memoria e l’esperienza del sabato costituiscono un baluardo contro l’asservimento al lavoro, volontario o imposto, e contro ogni forma di sfruttamento, larvata o palese”.

Partendo da questi due assunti, alla vigilia della festa dell’Assunzione, il vescovo della diocesi di Bolzano-Bressanone, mons. Ivo Muser, ha pubblicato una lettera pastorale, intitolata ‘Una richiesta urgente in piena estate’, rivolgendosi ai fedeli per valorizzare il significato della domenica come giorno di festa: “Non dobbiamo essere schiavi del lavoro e del consumismo. Non possiamo definirci attraverso quello che abbiamo, quello che facciamo e quello che consumiamo. Oggi l’ossessione del profitto e l’essere concentrati solo sulle prestazioni minacciano il ritmo della vita umana. La mentalità del ‘sempre di più’ crea dipendenza e provoca malattie. Il tempo del riposo, soprattutto la domenica e nei giorni festivi, serve per il nostro bene ed è un contributo per una società più giusta e umana. La domenica e i giorni festivi sono un grande patrimonio umano e non possono essere ridotti ad un affare in nome dell’ideologia del consumismo, al punto che l’essere continuamente spinti a consumare ci lascia, alla fine, più stanchi di prima”. Il vescovo altoatesino ha sottolineato che le domeniche, così come le festività, rappresentano il fulcro della ‘nostra’ cultura: “La domenica e le nostre festività, che sono libere da tutte quelle attività che non sono indispensabili, rappresentano un inestimabile valore, che deve essere riscoperto e difeso, anche contro resistenze e interessi privati, un valore che va a beneficio dell’intera società. Abbiamo bisogno della domenica e delle nostre festività con le loro opportunità sociali, familiari, culturali e religiose!” Così mons. Muser si è rivolto direttamente ai cittadini, che sono i principali attori della festa a dare priorità al tempo libero ‘comunitario’: “Noi uomini abbiamo bisogno di più e valiamo di più del consumo, del rumore di un registratore di cassa e di un’attività frenetica e senza sosta. L’uomo non può ridursi al fare, al produrre, al consumare e al possedere.

Non abbiamo bisogno soltanto di più tempo libero per noi come singoli individui. Abbiamo bisogno di tempo libero comunitario! Difendendo apertamente le nostre domeniche e i nostri giorni festivi alla fine ci guadagniamo tutti quanti. L’assoggettare tutto il nostro tempo al profitto e al consumo va a minare anche l’ambito religioso. Ritengo sia oggi una priorità per la Chiesa lo spendersi per ciò che non porta alcun profitto immediato: per il tempo sacro, per le nostre festività e soprattutto per le domeniche”.

Ma il vescovo non ha ‘demonizzato’ in assoluto il lavoro festivo, anzi ha ringraziato chi svolge i lavori indispensabili per la comunità nei giorni delle festività, chiedendo però un serio discernimento anche per chi opera nella campagna: “Ringrazio tutti coloro i quali nelle domeniche e nelle festività svolgono attività indispensabili in campo sociale, caritativo, sanitario, per la pubblica sicurezza così come anche nel settore turistico e nelle tante forme del servizio al pubblico. Chiedo però di tornare a distinguere, nelle nostre domeniche e festività, tra quelle che sono le attività necessarie e quelle che non lo sono. Chiedo che ne rifletta anche la nostra popolazione rurale. C’è molto da riflettere se anche nell’agricoltura la domenica finisce spesso per essere un giorno feriale come tutti gli altri”.

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E non ha mancato di ringraziare coloro che hanno il coraggio di fare altre scelte di vita sobria e solidale: “Ringrazio di cuore tutti coloro che vanno controcorrente, che nel loro campo danno un segnale concreto e dicono consapevolmente ‘no’ a questo sviluppo, perché è in gioco un ‘sì’: sì all’uomo, alla famiglia, alla società, al creato, alla nostra cultura e alla nostra fede”. Ed ha concluso la sua lettera con un racconto ebraico, in cui si narra che il riposo è una ‘spezia’ speciale, riservata solo a coloro che lo praticano: “Quello che lo shabbat ebraico e la domenica cristiana significano per l’uomo non lo si può imparare dai libri o nei corsi di aggiornamento.

Questo giorno particolare non lo apprendiamo attraverso una conoscenza astratta, ma nella concretezza della vita. Si può fare esperienza del pieno significato di questo giorno solo se lo si rispetta. Il suo gusto lo assaporano solo coloro che lo vivono. Chiedo a tutti di ridare nuovamente sapore alle nostre domeniche e alle nostre festività. Questo ‘sapore’ fa bene a noi e a tutta la società. Ve lo chiedo con profonda convinzione”.