Città del Vaticano , sabato, 30. maggio, 2015 11:39 (ACI Stampa).
Attentati alla sacralità della vita umana, “la piaga dell’aborto”, ma anche “lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia.”
Il Papa senza mezzi termini parla di come la vita oggi viene calpestata e lo fa incontrando i partecipanti al Convegno promosso dalla Associazione Scienza e Vita. Il tema “ Quale scienza per quel vita?” è un ottimo punto di partenza per il Papa che definisce “la tutela e la promozione della vita rappresentano un compito fondamentale, tanto più in una società segnata dalla logica negativa dello scarto. Per questo, vedo la vostra Associazione come delle mani che si tendono verso altre mani e sostengono la vita.” E le mani “che si stringono non garantiscono solo solidità ed equilibrio, ma trasmettono anche calore umano.”
Il Papa ricorda i temi a lui cari dell’ “uscire per incontrare e incontrare per sorreggere. Il dinamismo comune di questo movimento va dal centro verso le periferie. Al centro c’è Cristo. E da questa centralità vi orientate verso le diverse condizioni della vita umana.”
L’esistenza umana è il principio costitutivo di Scienza e Vita e il Papa ricorda che “è la vita nella sua insondabile profondità che origina e accompagna tutto il cammino scientifico; è il miracolo della vita che sempre mette in crisi qualche forma di presunzione scientifica, restituendo il primato alla meraviglia e alla bellezza.” E Cristo è luce che “illumina la strada perché la scienza sia sempre un sapere a servizio della vita. Quando viene meno questa luce, quando il sapere dimentica il contatto con la vita, diventa sterile.”
Il Papa così ricorda che su questa base “una società giusta riconosce come primario il diritto alla vita dal concepimento fino al suo termine naturale. Vorrei, però, che andassimo oltre, e che pensassimo con attenzione al tempo che unisce l’inizio con la fine. Pertanto, riconoscendo il valore inestimabile della vita umana, dobbiamo anche riflettere sull’uso che ne facciamo. La vita è innanzitutto dono. Ma questa realtà genera speranza e futuro se viene vivificata da legami fecondi, da relazioni familiari e sociali che aprono nuove prospettive.”