Andria , mercoledì, 9. agosto, 2017 11:30 (ACI Stampa).
Il 9 agosto l’ Europa dovrebbe celebrare con fierezza una delle sue sante patrone: Edith Stein, o meglio Teresa Benedetta della Croce, monaca carmelitana, ebrea e morta ad Auschwitz-Birkenau.
Una donna che ha segnato la storia dell’ Europa e l’ha vissuta anche attraverso il suo lavoro filosofico. Un lavoro che l’ha avvicinata al cristianesimo anche attraverso le traduzioni poco conosciute degli scritti di un altro grande teologo convertito e ora beato: John Henry Newman.
Come ha ricordato recentemente Hanna- Barbara Gerl-Falkovitz, c’è ancora poca coscienza del fatto che Edith Stein, figura non ancora scoperta in tutte le sue potenzialità, offerta alla Chiesa e all’Europa, si sia dedicata allo studio del pensiero di Newman per alcuni anni.
Come ricorda la Gerl-Falkovitz, Edith, appena divenuta cristiana “su consiglio del padre gesuita e teologo Erich Przywara, intraprende il lavoro di traduzione di alcune opere di Newman, non ancora rese in lingua tedesca: l’Idea di Università e le Lettere e diari fino all’ingresso nella Chiesa (1801-1845). Padre Przywara, che negli anni ’20 era il mentore di Edith Stein, tentava di introdurla nel mondo del pensiero e della filosofia cattolica. Probabilmente, egli aveva scelto i testi personali di Newman prima della conversione per supportare la neo-battezzata nella prova della propria conversione e della dura separazione dalla famiglia, con l’esempio paradigmatico del grande convertito al cattolicesimo”.
E’ evidente dalla grande quantità di traduzioni dopo il battesimo che Edith volesse familiarizzare con il mondo cattolico, innanzitutto attraverso la riflessione filosofica.