Auschwitz-Birkenau , lunedì, 14. agosto, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Il suo ultimo editoriale era un programma di evangelizzazione, e il titolo non lasciava dubbi: “Nessuno al mondo può cambiare la verità”. Ma l’autore non è conosciuto come giornalista. Eppure San Massimiliano Kolbe è un santo popolare. Morì il 14 agosto del 1941, ad Auschwitz, dopo essersi offerto di morire al posto di un prigioniero. E quel gesto eroico alla fine della vita assorbe tutta la sua storia. Una storia che però è davvero poliedrica.
Perché san Massimiliano Kolbe è stato moltissime cose. In pochi ricordano il suo lavoro di missionario in Giappone, per esempio. Ma è stato soprattutto straordinario divulgatore. Appassionato di mezzi di comunicazione, è considerato il patrono dei radioamatori. Ma è stato anche fondatore di riviste, e grande organizzatore. A Niepokalanow, la città convento da lui fondata, stampava il “Cavaliere dell’Immacolata”, con tiratura di 700 mila copie negli anni ’30; negli stessi anni, pubblicava il "Calendario del Cavaliere dell’Immacolata”, con 380 mila copie; e il Piccolo Giornale, che usciva in sette edizioni diverse per ogni regione della Polonia.
Tutto serviva allo scopo missionario. “Dobbiamo inondare la terra – diceva San Massimiliano Kolbe – con un diluvio di stampa cristiana e mariana, in ogni lingua, in ogni luogo, per affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata; fasciare il mondo di carta scritta con parole di vita per ridare al mondo la gioia di vivere”.
L’ultimo editoriale di Padre Kolbe è firmato nel dicembre 1940. Poi, sarà Auschwitz, fino all’estremo sacrificio.
Scriveva Padre Kolbe: “Nessuno può cambiare la verità. Lo sappiamo bene, tuttavia nella vita concreta ci si comporta talvolta come se in uno stesso problema il no e il sì potessero essere entrambi la verità”.