Teramo , sabato, 12. agosto, 2017 16:00 (ACI Stampa).
Nell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ Papa Francesco ha sottolineato il valore dell’impegno sociale dei cittadini, secondo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa: “In ogni nazione, gli abitanti sviluppano la dimensione sociale della loro vita configurandosi come cittadini responsabili in seno ad un popolo, non come massa trascinata dalle forze dominanti. Ricordiamo che ‘l’essere fedele cittadino è una virtù e la partecipazione alla vita politica è un’obbligazione morale’.
Ma diventare un popolo è qualcosa di più, e richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta. E’ un lavoro lento e arduo che esige di volersi integrare e di imparare a farlo fino a sviluppare una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia. Per avanzare in questa costruzione di un popolo in pace, giustizia e fraternità, vi sono quattro principi relazionati a tensioni bipolari proprie di ogni realtà sociale.
Derivano dai grandi postulati della Dottrina Sociale della Chiesa, i quali costituiscono ‘il primo e fondamentale parametro di riferimento per l’interpretazione e la valutazione dei fenomeni sociali’… Allo Stato compete la cura e la promozione del bene comune della società. Sulla base dei principi di sussidiarietà e di solidarietà, e con un notevole sforzo di dialogo politico e di creazione del consenso, svolge un ruolo fondamentale, che non può essere delegato, nel perseguire lo sviluppo integrale di tutti. Questo ruolo, nelle circostanze attuali, esige una profonda umiltà sociale”.
Partendo da questo assunto il vescovo di Teramo-Atri, mons. Michele Seccia, ha scritto ai fedeli una lettera, dal titolo ‘Aprirò una strada nel deserto’, in cui ha sollecitato ad un impegno socio-politico, che non è un ‘ambito riservato a pochi’: “Avverto una forte provocazione e la trasmetto a voi tutti, quando sento solo lamenti e critiche su tutto e su tutti per la diffusa insoddisfazione della situazione che il territorio sta vivendo da molti mesi e a causa degli eventi negativi che si sono ripetuti, nonostante lo sforzo delle istituzioni nel fare fronte alle emergenze e ai bisogni della gente”.
Riprendendo le parole del profeta Isaia il vescovo sottolinea il significato attuale della sollecitazione biblica: “Aprirò una strada nel deserto, dice il Signore al popolo di Israele che teme di essere ormai condannato a morire nell’aridità! Ho ripreso quelle parole per ricordare a noi tutti, durante il tempo della Quaresima, che è Lui, il Signore, ad aprire strade nuove ed impensabili per un popolo che sembrava andare alla deriva dopo la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Importante, in quella circostanza, è l’azione di Mosè e di Aronne, dei Settanta ‘anziani’ scelti per collaborare nella guida del popolo, sempre pronto a lamentarsi di tutto e di tutti per la fame, la stanchezza, la mancanza di futuro e, quindi, di speranza…”.