Dopo una prima fase c’è stato comunque l’adozione di un profilo più internazionale anche nella composizione della stessa AIF, non è così?
Anche in questo caso direi si tratti di sviluppi per certi versi naturali. Dopo l’esito positivo del Rapporto MONEYVAL del luglio 2012, la Santa Sede ha inteso accentuare il profilo internazionale del suo percorso, legato anche alla sua vocazione universale, dotandosi di un consulente ad hoc in materia di antiriciclaggio, René Brülhart, successivamente nominato Direttore, e poi Presidente del Consiglio direttivo dell’AIF. La sua esperienza e capacità professionale hanno permesso alla Santa Sede di migliorare ulteriormente il sistema antiriciclaggio. Le diverse fasi che ha avuto la stessa AIF, ossia una prima fase nella quale è stato forte il contributo di esperti provenienti dal mondo italiano, e una seconda fase con un inserimento di esperti provenienti da altre parti del mondo, possono essere visti come passi consequenziali, da contestualizzare nei diversi momenti storici e nello spirito di un “et-et” e non di un “aut-aut”. Certamente sono passaggi non semplici, ma nella mia esperienza ho apprezzato il grande contributo e la professionalità dei miei due predecessori alla Direzione, e dei Presidenti e Membri che si sono avvicendati nel Consiglio direttivo. Anche la mia nomina si inserisce in questo solco, di collaborazione tra competenze esterne ed interne, con l’unico obiettivo di stabilire un sistema interno solido, sostenibile nel lungo periodo e coerente alla natura e alle prerogative sovrane della Santa Sede. Non si tratta solo di un percorso legato agli impegni assunti con la comunità internazionale, ma di un dovere morale verso la Chiesa.
Negli ultimi anni ci sono stati casi di presunti illeciti finanziari ai quali hanno dovuto lavorare le Autorità della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, alcuni dei quali hanno creato clamore anche nei media. Alla luce di tutto questo, come si può valutare il lavoro dell’AIF?
Non entro nel merito di casi specifici. In linea generale, il sistema che si sta stabilendo nella Santa Sede e nello Stato della Città del Vaticano, è di prevenzione e contrasto. Voglio dire che rispetto al passato, non si tratta solo di gestire in maniera emergenziale eventuali casi di condotte illecite, ma si ha un sistema di prevenzione e di contrasto, basato su procedure e regole certe. Anche i casi che sono stati oggetto di attenzione mediatica, se da un lato vanno giustamente deplorati, dall’altro lato fanno emergere condotte attribuibili a singoli e perseguite dalle Autorità competenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, inclusa l’AIF. Se permette una metafora, una cosa è il rischio di malattia in assenza di un sistema immunitario, un’altra cosa lo è con un sistema immunitario. Purtroppo non si possono estirpare alla radice i rischi di tentativi di attività illecite, perché queste radici sono negli animi e nelle condotte dei singoli, ciò che si può fare è avere un efficace sistema immunitario, con cui prevenire e combattere le condotte dei singoli.
Tra i compiti dell’AIF c’è quello di ricevere le segnalazioni di attività sospette. Cosa dicono i dati quest’anno?
A guardare i dati, possiamo dire che il sistema di prevenzione e contrasto, e con esso i meccanismi di segnalazione di attività sospette, si va stabilizzando e consolidando. Le segnalazioni sono state solo 1 nel 2011, 6 nel 2012, 202 nel 2013 e 147 nel 2014. Con le riforme del 2012 e del 2013, che hanno portato al superamento della prima Legge n. CXXVII e all’adozione della Legge n. XVIII del 2013, è stato perfezionato il sistema con un crescendo anche nei dati statistici fino al picco del 2013, legato anche al programma condotto dallo IOR per la revisione ed eventuale chiusura di determinati tipi di conti. C’è da dire che il numero delle segnalazioni non implica necessariamente condotte illecite. Significa che è stato stabilito un sistema per cui il semplice sospetto obbliga le istituzioni finanziarie all’invio di un segnalazione all’AIF. È quindi compito dell’AIF, dopo l’analisi delle segnalazioni e l’eventuale collaborazione con l’intelligence finanziaria estera, quello di inoltrare i rapporti al Promotore di Giustizia presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, affinché sia condotta l’attività di natura giudiziaria.
A fronte dell’attività interna, come procede quella internazionale?
La cooperazione internazionale procede di pari passo con l’attività interna. Nel 2014, l’AIF ha sottoscritto Protocolli di intesa per lo scambio di informazioni con le unità di informazione finanziaria di: Argentina, Australia, Cipro, Francia, Liechtenstein, Malta, Monaco, Perù, Polonia, Regno Unito, Romania, San Marino e Svizzera. Attualmente, l’AIFintrattiene rapporti formali con le unità di informazione finanziaria di 20 Paesi, inclusi oltre a quelli menzionati: Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d’America. Nello stesso anno, l’AIF ha avuto 113 scambi di informazioni a livello internazionale, 20 su richiesta dell’AIF, 93 su richiesta delle controparti estere. Ciò implica non solo un consolidamento del sistema interno, ma anche il fatto che le controparti estere confidano nella collaborazione dell’AIF e in ultima analisi della Santa Sede per la prevenzione e il contrasto di eventuali attività illecite anche a livello internazionale.
Può dirci qualcosa sul piano della vigilanza? In cosa consiste e come procede l’attività del’AIF in tale ambito?
Il nuovo Statuto dell’AIF approvato da Papa Francesco nel 2013, che articola e potenzia quello precedente approvato da Papa Benedetto XVI nel 2010, chiarisce che l’AIF è l’Autorità centrale competente per l’intelligence finanziaria e per la vigilanza degli enti che svolgono professionalmente un’attività di natura finanziaria, che attualmente sono lo IOR e, limitatamente ad alcuni ambiti, l’APSA. La Legge n. XVIII del 2013 disciplina quindi l’attività dell’AIF inclusa la vigilanza, sia ai fini della prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, sia ai fini prudenziali. Con riferimento alla prima, nel 2014 l’AIF ha svolto la prima ispezione in loco dello IOR, mentre sul piano internazionale ha sottoscritto protocolli d’intesa con le Autorità di vigilanza di 3 Paesi, ossia l’Office of the Controller of the Currency (OCC) degli Stati Uniti, la Commission de Surveillance du Secteur Financier (CSSF) del Lussemburgo e Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht (BaFin) della Germania. Con queste Autorità ci sono stati già 4 scambi di informazione, e con le Autorità di vigilanza di altri Paesi si sono avviati costruttivi dialoghi in vista di formalizzare la collaborazione.
Che cosa è la vigilanza prudenziale?
La vigilanza prudenziale è un pilastro di un regime di vigilanza, riguardando i criteri di autorizzazione , di organizzazione e gestione delle istituzioni finanziarie, inclusi i requisiti di competenza e di onorabilità di chi riveste ruoli chiave. Nel mese di gennaio 2015 è entrato in vigore il Regolamento AIF n. 1 in materia, e ciò consolida l’ordinamento interno e pone anche le fondamenta per il dialogo con le Autorità di vigilanza estere.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
Perché l’AIF non aveva questo Regolamento prima?
Fa parte della consequenzialità dei passi con cui si sta costruendo il sistema interno. La Legge n. XVIII del 2013, al Titolo III introduce la normativa quadro. È stato quindi compito dell’AIF, in veste di Autorità competente in materia, quello di attuare nel dettaglio le norme.
Quanto questi sviluppi hanno un’eco a livello internazionale ed europeo?
Il Regolamento AIF n. 1, se da un lato è stato adottato in attuazione di una Legge vaticana, dall’altro lato risponde anche all’esigenza di adottare i migliori standard internazionali ed europei in materia. Si comprende però come il parametro per le istituzioni finanziarie che svolgono attività nello Stato della Città del Vaticano è l’ordinamento interno. In altre parole, e questo è forse una delle principali novità anche nel lungo periodo, la maniera di essere conformi agli standard internazionali, è rappresentata dalla conformità alla normativa vaticana. Del resto, e anche questo è un progresso notevole, anche la Commissione europea, nel contesto dell’attuazione della Convenzione monetaria del 2009, con una intesa ad hoc, ha riconosciuto formalmente “l’unicità dell’architettura istituzionale, giuridica e finanziaria” della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, del Vaticano, e nella coerenza a tale “architettura” la certezza dell’effettività del rispetto degli standard europei in materia di vigilanza prudenziale. Sempre in ambito europeo assume poi un particolare peso il Protocollo d’intesa, con il Bafin, l’Autorità di vigilanza della Germania. Ripeto, è un processo costante, e dall’equilibrio tra adozione degli standard internazionali e coerenza al quadro interno potrà scaturire un sistema interno realmente efficace e sostenibile nel lungo periodo.
Questo vorrà dire che anche altri Paesi, che per ragioni diverse, hanno assunto un atteggiamento più cauto, potranno sciogliere qualche riserva, come ad esempio l’Italia?
Non posso certamente parlare a nome delle Autorità di altri Paesi, che legittimamente svolgono le loro valutazioni. Posso tuttavia affermare che anche con la Banca d’Italia si ha un buon grado di dialogo e di fiducia reciproca, e che ci si augura che ciò potrà condurre a formalizzare dei canali di collaborazione e di scambio di informazione, come è già accaduto con l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) per l’Italia, con la quale oramai dal 2013 si ha un intenso livello di collaborazione fondato sul rispetto e sul riconoscimento reciproco.