Città del Vaticano , martedì, 8. agosto, 2017 14:00 (ACI Stampa).
Paolo VI è stato un Papa riformatore. A tutto tondo. Nei suoi 15 anni di pontificato sono stati, infatti, rivisti e rinnovati diversi aspetti della vita e dell'istituzione ecclesiastica.
Tra i tanti settori toccati da Paolo VI - Pontefice tra il 1963 e il 1978 - vi è il cerimoniale pontificio, reso via via più snello. Con il Motu Proprio Pontificalis Domus diede il via all'abolizione della Guardia Palatina e della Guardia Nobile e rinnovò profondamente la struttura della Casa Pontificia.
Nel 1965 Papa Montini decise inoltre di istituire il Sinodo dei Vescovi: con il Motu Proprio Apostolica Sollicitudo, il collegio episcopale - nel pieno del Concilio Vaticano II - diventava uno strumento permamente di consiglio e consultivo per il Papa.
Da grande conoscitore della macchina amministrativa della Chiesa, Paolo VI riformò anche l'organizzazione interna della struttura di governo. Ad esempio la Congregazione dei Riti viene scissa in due Congregazioni specifiche: quella per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e quella per le Cause dei Santi. La Costituzione Apostolica Regimini Ecclesiae universae è l'architrave del progetto paolino di riforma della Curia.
E come non ricordare la decisione di porre i limiti di età per il pensionamento dei vescovi: al compimento del 75° anno di età, il vescovo è chiamato a presentare al Papa la lettera di rinuncia dai propri incarichi. Ed è stato lo stesso Paolo VI ad estromettere dal conclave i cardinali che hanno compiuto gli 80 anni.