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“Piccoli Schiavi invisibili”: la denuncia di Save the Children, l’impegno della Santa Sede

Report Report "Piccoli Schiavi Invisibilie" | Volti ritratti nel report "Piccoli schiavi invisibili 2017". Il documento offre un’istantanea sulla tratta e il grave sfruttamento di bambini e adolescenti in Italia. | Save the Children Italia Onlus

Una vittima di traffico di esseri umani su quattro è un minore non accompagnato, con una larga maggioranza di donne. Sono i numeri contenuti nel rapporto “Piccoli Schiavi invisibili” di Save the Children, che ha subito suscitato un certo interesse anche nei media vaticani. Perché l’impegno contro la tratta è al cuore della diplomazia di Papa Francesco.

Non è un caso che il messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2017 abbia come tema “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”. Come non è un caso che il Papa si sia dedicato al tema in molti incontri internazionali, a partire da quello con l’ex presidente USA Barack Obama il 2 aprile 2014, quando il dramma degli indocumentados presenti nel territorio statunitense fu uno dei grandi temi dell’incontro.

Save the Children ha già cercato di intercettare questa particolare sensibilità della Santa Sede, lanciando l’hashtag #nonfarlosparire in occasione della pubblicazione del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del Rifugiato. Il rapporto sui “Piccoli schiavi invisibili” dà, dunque, profondità e numeri al dramma che si vive. Lo fa in vista della Giornata Internazionale contro la Tratta, in programma domenica 30 luglio, giornata in cui probabilmente anche il Papa farà sentire la sua voce a margine dell’Angelus.

Il rapporto ha tenuto in considerazione 106 Paesi. A livello globale, si contano 63.251 casi di traffico di esseri umani. Di questi, 17.710 riguardano bambini ed adolescenti, e sono quasi tutte donne (12.650). Dopo le donne, sono i minori il gruppo più numeroso delle vittime.

Colpisce, in particolare, il ruolo dell’Europa, dove la tratta dei minori è molto radicata: nel 2016, i Paesi dell’Unione Europea hanno contato circa 15.486 vittime accertate o presunte di tratta, e di queste il 15 per cento sono minori e il 76 per cento donne.

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Lo sfruttamento riguarda la prostituzione forzata nel 67 per cento dei casi, e lo sfruttamento lavorativo nel 21 per cento dei casi.

Capitolo Italia: è più che triplicato il numero di minori non accompagnati arrivati in Italia dalla Nigeria nel 2016 (sono 3.040), e sono sempre più adolescenti e bambine, generalmente reclutate con l’inganno nelle aree rurali e in villaggi isolati negli Stati nigeriani dell’Anambra, del Delta e del Lagos, per poi essere portati in Libia, fatti arrivare in Italia e sfruttati nella prostituzione.

Non solo. Secondo una organizzazione ben definita - denuncia il rapporto di Save the Children -  i minori vengono anche dirottati verso il Niger, dove le bambine sono cedute a gruppi criminali arabi, che le trasportano in Libia, le sequestrano, spesso le violentano e le costringono poi a prostituirsi per pagare un debito che può arrivare a 50 mila euro.

Dopo le nigeriane, sono le ragazze rumene quelle che più di frequente restano vittime in Italia della tratta per lo sfruttamento sessuale da strada. In genere, queste ragazze vengono da zone povere della Romania – le regioni della Muntenia o Moldova, i distretti di Bacau, Galati, Braila, Neamt e Suceava – spesso senza genitori o in affidamento.

Cresce considerevolmente il numero di minori bengalesi non accompagnati e il numero dei minori di provenienza egiziana arrivati in Italia nel corso dell’ultimo anno. E crescono anche i minori in transito nel nostro Paese, in attesa di ricongiungersi ai famigliari in Nord Europa – un obiettivo reso più difficile dai maggiori controlli alla frontiera.

Sono dati cui guardare con attenzione. La Santa Sede più volte ha levato la sua voce in ambito internazionale sul tema. Lo scorso 12 giugno, parlando al Consiglio dei Diritti Umani di Ginevra, l’arcivescovo Ivan Jurkovic, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha definito il traffico di minori “un insulto della dignità umana”, e ha auspicato che “l’intera comunità internazionale faccia ogni sforzo, perché siano affermate le prerogative fondamentali della persona e i diritti del fanciullo”, con l’”obiettivo primario di è assicurare il rispetto degli interessi del minore e il suo sano e integrale sviluppo”.

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