Una nota meritano le segnalazioni di transazioni sospette. Negli scorsi anni c’era stata una crescita continua, nel 2013 erano state 202. Commenta il direttore Di Ruzza: “Questo continuo incremento è un risultato dal sistematico sforzo intrapreso dall’AIF, oltre che dal forte impegno della Santa Sede e dello Stato di Città del Vaticano, a cooperare attivamente con le altre giurisdizioni per prevenire e contrastare potenziali attività finanziarie illecite su scala globale.” Ovviamente, le segnalazioni non portano automaticamente al riconoscimento di un reato. Ma i nuovi regolamenti hanno reso più chiare le segnalazioni da considerarsi sospette, facendo così sostanzialmente scendere il numero dei rapporti arrivati al tavolo dell’Autorità di Informazione Finanziaria.
Come funziona l’attività di segnalazioni sospette? L’Autorità riceve segnalazioni di attività sospette, e nel 2014 ne sono 1rrivate 141 dagli enti vigilati, 4 dalle Autorità della Santa Sede e dello Stato di Città del Vaticano e 2 da altri enti. Poi, le stesse informazioni vengono analizzate, prima a livello operativo e poi a livello strategico, ovvero tentando di capire in che modo queste transazioni si sviluppano. Infine, nel caso in cui c’è un fondato motivo di sospetto, si trasmettano al “promotore di Giustizia,” il procuratore vaticano. Sono 7 i rapporti trasmessi al Promotore di Giustizia, quasi tutti per casi di frode o evasione ed elusione fiscale.
Il rapporto spiega come l’Autorità procede nelle sue segnalazioni. C’è l’Ufficio per l’Informazione Finanziaria, e l’Ufficio per la Vigilanza e la regolamentazione, separati perché hanno funzioni diverse, e – si legge nel rapporto – “implicano anche canali diversi di collaborazione e scambio di informazioni a livello internazionale.”
La vigilanza dell’Aif si sviluppa su IOR (la cosiddetta ‘banca vaticana’) e APSA (che ultimamente è stata definita una sorta di ‘banca centrale’). L’Autorità ha potere di comminare sanzioni, sia amministrative sia pecuniarie fino a 5 milioni di euro per le persone fisiche o fino al 10 per cento del ricavo complessivo annuo registrato nell’esercizio finanziario precedente per le persone giuridiche.
Lo IOR è stato oggetto della prima ispezione in loco lo scorso anno. “La prima ispezione sullo IOR è una conseguenza importante e un segno di concreta efficacia del sistema antiriciclaggio e di lotta al finanziamento al terrorismo adottato dallo Stato di Città del Vaticano,” spiega il direttore Di Ruzza. E aggiunge che “seguire da vicino l’implementazione e l’adeguamento dello IOR con la nuova cornice legale della vigilanza prudenziale sarà uno dei compiti principali dell’Autorità di Informazione Finanziaria.”
“L’attività ispettiva – si legge nel rapporto – è stata mirata alla valutazione, inclusi controlli a campione sui conti correnti e sulle singole transazioni, della conformità della organizzazione e gestione dello IOR alla normativa antiriciclaggio in vigore,” includendo anche gli assetti di governo interno, il sistema di controlli e le procedure di valutazione dei rischi, le procedure di adeguata verifica alla clientela, il modo in cui le segnalazioni sospette vengono identificate e la segnalazione dei fondi. Dopo l’ispezione, lo IOR ha avuto un piano d’azione e specifiche misure correttive. Ci saranno altre ispezioni mirate in loco, “nella direzione di una progressiva e sempre ampia conformità alla legislazione vaticana in materia di prevenzione e contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo.”
Per quanto riguarda il trasporto di denaro transfrontaliero – un altro dei compiti dell’AIF – l’Autorità ha raccolto 429 dichiarazioni in entrata e 1.111 in uscita. Devono essere segnalate tutti i trasporti di denaro superiori ai 10 mila euro.
Quest’anno, l’AIF ha pubblicato il primo regolamento sulla vigilanza prudenziale, che non riguarda ovviamente il rapporto – si applica dal 2015 - , ma che si inserisce nel progressivo puntellamento e perfezionamento del sistema antiriciclaggio vaticano. Nel frattempo, la stessa Autorità ha pubblicato a novembre 2013 i nuovi statuti, ha sostanzialmente cambiato il board a giugno 2014, e ora ha una nuova direzione esecutiva.
Direttore dell’Autorità è infatti Tommaso Di Ruzza, nominato lo scorso 21 gennaio, dopo che il predecessore, René Bruellhart, era stato elevato al rango del presidente del Consiglio di Amministrazione. Un Consiglio, anche quello, completamente rinnovato con esperti di livello internazionale lo scorsoo giugno.
La nomina di Di Ruzza, dal 2005 al servizio della Santa Sede, testimonia anche la scelta di guardare all’interno dell’istituzione, più che ai consulenti esterni. Non si tratta di un “aut aut,” quanto piuttosto di un “et et.” Sono “esterni” i membri del board dell’Autorità di Informazione Finanziaria, come è una personalità cresciuta all’esterno René Bruelhart, chiamato nella Santa Sede prima come consulente ad hoc per l’antiriciclaggio, e poi nominato direttore dell’Autorità.
L’esperienza di Bruelhart – che ora è presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria - ha permesso il salto di qualità, che ha portato all’ingresso nel gruppo Egmont – che riunisce 147 Unità di Informazione Finanziaria nel mondo – e poi ha dato il via alla firma di una serie di protocolli di intesa con autorità equivalenti che hanno proiettato la Santa Sede ad una maggiore considerazione internazionale in ambito finanziario.
Tutto questo, è stato fatto anche grazie all’operato di Di Ruzza, accreditato tra i principali fautori del percorso che negli ultimi tre anni ha condotto alla riforma e consolidamento del sistema antiriciclaggio della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Si potrebbe dire che esterni ed interni hanno lavorato, e possono lavorare, insieme per la Santa Sede.
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E vigilare sulla finanza è per l’Autorità proprio un servizio alla Santa Sede, sottolinea Di Ruzza nella presentazione del rapporto. Una Santa Sede che – scrive Di Ruzza - “è chiamata ad essere pienamente “nel” mondo globale di oggi, accettandone le sfide e fornendo il suo contributo per la trasparenza e la legalità nel settore finanziario, come impegno internazionale e dovere morale, mantenendo al tempo fede al suo non essere ‘del’ mondo, quindi ad un modello di finanza che sia ‘mezzo’ e non ‘fine’, ordinata anch’essa allo sviluppo integrale delle persone e dei popoli.”