Nel quarto giorno della visita, la delegazione della Congregazione delle Chiese Orientali è stata a Kramatorsk e Sloviansk, regioni vicinissime alla zona grigia del Donbass, riconquistate dopo l’occupazione del 2014. Il Cardinale ha fatto colazione con i sacerdoti, che hanno raccontato le loro storie: da chi doveva essere fucilato dai separatisti, a chi aspettava il primo figlio mentre iniziava la guerra, a chi è stato persino in carcere per sei mesi.
A Kramatorsk, il Cardinale Sandri ha visitato il centro Caritas locale, dove si raccolgono i pacchi alimentari, si cerca lavoro per gli sfollati, si fa assistenza spirituale e psicologica a quanti sono colpiti da stress post traumatico. Un lavoro di assistenza particolarmente pericoloso nella zona grigia del Donbass, dove gli operatori sociali vanno con il giubbetto antiproiettile.
Anche a Kharkiv, la seconda città più importante dell’Ucraina, il prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali ha visitato il centro Caritas. Questo si occupa soprattutto di accompagnare bambini e adulti sfollati dopo l’inizio dei combattimenti del 2014. Sono passati al centro più di 40500 sfollati in tre anni, provenienti quasi tutti dalle zone di Donetsk, Lugansk e Sloviansk.
E la situazione che si vive è complicatissima: gli operatori sono quasi tutti sfollati, il governo aumenta continuamente il costo di luce e gas, al punto che alcuni hanno dovuto chiedere alloggi di emergenza; sono aumentati del 30 per cento anche i prezzi dei beni di prima necessità; il sussidio per chi non può lavorare non è più di 20 euro al mese. Non sorprende che una delle attività più importanti del Centro Caritas sia quella di prevenire il traffico di esseri umani.
La memoria
È questo l’impegno della Chiesa, che si è affiancato alla Colletta Straordinaria che Papa Francesco ha promosso per l’Ucraina. Un impegno che – ha detto il Cardinale Sandri – fa pensare al passo del Vangelo Matteo 25, il “protocollo secondo cui saremo giudicati”, come dice sempre Papa Francesco.
Ma è l’impegno di una Chiesa che è parte della storia della nazione, e che è cuore vivo e memoria vivente. A Kramatorsk, il Cardinale Sandri ha rinnovato la piena attenzione e cura per l’amata Chiesa greco-cattolica, perché “è questa la bellezza dell’appartenenza alla Chiesa cattolica, la cui posizione non può mai essere semplificata, poiché essa ha cura di cercare di incontrare tutti, per costruire ponti di comunione”.
La memoria della Chiesa di Ucraina riguarda la sua unità con Roma, rimasta tale da sempre, ma anche alcuni dei suoi più recenti protagonisti. A Kharkiv, il Cardinale Sandri ha ricordato il Cardinale Josip Slipyj, che lì ha patito la prigionia, e di cui si celebra quest’anno il 125esimo anniversario della nascita. E, al termine del viaggio, il Cardinale ha pure fatto una sosta a Zazdrist, città natale del Cardinale Slypyj. A Kiev, il primo giorno di viaggio, il Cardinale Sandri ha reso omaggio alla tomba del Cardinale Husar, recentemente scomparso. E non è da dimenticare che quest’anno ricorre il 150esimo anniversario di San Giosafat, che è sepolto nella Basilica di San Pietro: Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco cattolica, ha celebrato in San Pietro sull’altare della Confessione la memoria del Santo lo scorso 25 giugno.
Il Cardinale Sandri ha iniziato però il suo viaggio nella memoria di un altro viaggio, quello che San Giovanni Paolo II compì in Ucraina nel 2001. Il Cardinale Sandri, nella sua omelia nella Cattedrale di Kiev, ha ricordato le parole del Papa polacco (“Su questi monti brillerà la gloria di Dio”) e la sua profezia che “il Dnepr sarebbe stato il nuovo Giordano per le acque del battesimo del principe Volodymyr e Kyiv una nuova Gerusalemme come madre del cristianesimo slavo nell’Europa dell’Est”.
L’ecumenismo
Dalla memoria all’ecumenismo, il passo è breve. A Kharkiv, l’arcivescovo maggiore Shevchuk ci ha tenuto a sottolineare che “la presenza greco-cattolica non è contro nessuno e nessuna Chiesa, anzitutto quella ortodossa”.
A Kiev, sempre l’arcivescovo maggiore ha messo in luce che “la comunione non è una realtà che possa essere definita soltanto da un canone o da una norma, ma si riferisce al corpo vivente di Cristo che è la Chiesa”.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
Parole che rappresentano una chiara volontà di dialogo con il patriarcato di Mosca, anche in vista dell’atteso viaggio del Cardinale Parolin in Russia, nonostante i problemi che si sono inaspriti con il conflitto in Ucraina: il Patriarcato di Mosca non ha mancato, in varie occasioni (persino durante un Sinodo dei vescovi) a mostrare insofferenza verso la vicinanza della Chiesa Greco Cattolica al movimento di piazza Maidan, e la diplomazia della Santa Sede non era riuscita ad evitare che ci fosse un riferimento al problema “uniate” nella dichiarazione congiunta tra Papa Francesco e Kirill dopo l’incontro all’Avana del febbraio del 2016 – dichiarazione che subito Papa Francesco si era affrettato a definire “pastorale”, liberandola da ogni connotazione politica.
Quella ferita è stata ora rimarginata prima con la colletta straordinaria lanciata da Papa Francesco per l’Ucraina, poi nell’incontro di Papa Francesco con il Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica, quindi con il viaggio in Ucraina del Segretario di Stato Parolin e infine con la visita del Cardinale Sandri, durante quest’ultimo viaggio, al monumento del Maidan.
È stato, questo, il primo appuntamento del viaggio del Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali. Lì, davanti al monumento del Maidan, il Cardinale ha sostato in preghiera silenziosa presso la grande croce circondata dai ritratti delle vittime degli scontri dall’inizio del 2014. Lì, in segno di omaggio, ha deposto un cero.
Subito dopo, la delegazione della Congregazione è andata al memoriale dell’Holomodor, la grande carestia forzata che, per decisione di Stalin, condosse alla morte per fame di circa 7 milioni di persone tra il 1929 e il 1933. Anche questo crimine contro l’umanità era stato nascosto dal silenzio internazionale, fino alla dichiarazione congiunta dell’ONU del 2003.
Il futuro
Il Cardinale Sandri non ha mancato di chiedere il sostegno internazionale per l’Ucraina, di spezzare il velo del silenzio. Ma resta una riflessione da fare sul futuro.