Rovereto , giovedì, 20. luglio, 2017 10:00 (ACI Stampa).
L’uomo è sempre stato al centro dell’orizzonte filosofico e culturale del mille ed ottocento seppur con particolari connotazioni e sfumature. Infatti è sufficiente leggere I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni oppure le Mie prigioni di Silvio Pellico per accorgersi dell’attenzione che legava la cultura ai grandi temi dell’esietenza umana. Queste oprere sono state edite proprio in questo secolo in ccui era in vigore in tutta Europa una forte componente culturale e storica.
Ciò lo si conferma, appieno, leggendo la Filosofia del diritto del filosofo e sacerdote Antonio Rosmini. In quest’opera composta tra il 1841 ed il 1845, il filosofo roveretano vuole compiere un grande lavoro di analisi e valutazione delle principali questioni filosofiche, lette però, con sguardo giuridico.
Persona, istituzione e valori metagiuridici sono alla base della sua ricerca.
Difatti una filosofia, per essere tale, si deve ispirare al Bene, inteso in senso assoluto, guardando a valori condivisi che poggino le loro basi su principi immutabili. In ciò il filosofo è altamente chiaro: lo scopo del testo è quello di riformare la il modus pensandi della società proprio partendo dalle questioni, morali e giuridiche, che toccavano il suo secolo.
Il Rosmini, è utile osservare che visse a ridossso della Rivoluzione Francese e delle teorie illuministe che ancora impersversavano, nell’Europa nord continentale. Siamo all’epoca dell’esaltazione della dea ragione, che svuotava ogni possibile utilità al concetto di intelligenza subordinandola ad un concetto a base filosofica e positivistica. In questo processo logico, il Rosmini comprende che la sola ragione non è in grado di dare quel soffio di umanità alla norma giuridica. Pertanto ratio e contenuto, dovranno seguire metodi ed impostazioni scientifiche, ma il cuore della regola giuridica dev’esser ispirato a qualcosa di più grande e di più vero che sono proprio i principi della morale cattolica. In questo non c’è alcuna affermazione pietisitica, in quanto il celebre autore, segue per valori cristiani quelli che toccano l’uomo in rapporto con l’Assoluto e non principi metafisici astrusi e teorici.
Con quest’opera, anche e forse passata sotto silenzio, si riapre il discorso che lega il diritto alla vita e la stessa alle domande di libertà che essa le pone.