Città del Vaticano , giovedì, 28. maggio, 2015 16:57 (ACI Stampa).
È un viaggio da leggere in controluce, da guardare attraverso l’omelia che Giovanni Paolo II fece l’8 ottobre 1994 a Castel Gandolfo, nel giorno in cui sarebbe dovuto andare a Sarajevo sotto le bombe della guerra, e poi attraverso l’omelia che effettivamente pronunciò nello stadio Kosevo nel 1997. Lì andrà Papa Francesco il prossimo 6 giugno, a celebrare Messa in una giornata intensissima, ricca di incontri e di prospettive, come ha raccontato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, in un briefing con i giornalisti il 28 maggio 2015.
È un viaggio in nome della pace, il secondo in terra slava dopo l’Albania, l’ottavo di Papa Francesco. Che ha “parlato a tutta l’Europa con il suo viaggio a Strasburgo,” ricorda padre Lombardi a chi fa notare questa peculiare scelta di prediligere i Paesi in terra slava. Il viaggio a Sarajevo avviene su invito del Cardinal Vinko Pulic, arcivescovo lì. Quando Giovanni Paolo II lo creò, era il più giovane del Collegio Cardinalizio, e fu creato proprio per dare un segnale alla martoriata Bosnia. Oggi è un veterano, e accompagnerà il Papa in un viaggio di un giorno, il cui motto è semplicemente: “La pace sia con voi”.
Un obiettivo importante, in uno Stato di cui va studiata la “complessità della forma di governo,” spiega padre Lombardi. “C’è una presidenza centrale – dice il direttore della Sala Stampa - che è composta da tre persone, e vi è un rappresentante dei bosniaci, uno dei serbi, uno dei croati – sono le tre principali etnie che compongono il Paese. Sono eletti per quattro anni e si alternano ogni otto mesi nell’esercitare la presidenza della presidenza. È presidente attualmente il membro serbo, Mladen Ivanic, anche se noi vedremo ad accogliere il Papa il membro croato, Dragan Covic che è cattolico e dunque è più naturale che sia presente.”
In Bosnia – ha proseguito il direttore della Sala Stampa - “c’è anche un alto rappresentante delle Nazioni Unite che segue e garantisce l’attuazione degli accordi di Dayton, che sono stati fatti nel 95 alla fine della guerra, e che in qualche modo costituiscono lo status complesso della Bosnia che è tuttora in evoluzione. Questa struttura complessa corrisponde alla struttura complessa della nazione, di circa 3 milioni e 800 mila persone, un 40 per cento sono musulmani, 31 per cento ortodossi, 15 per cento cattolici e poi altri.”
Una divisione religiosa che corrisponde alla divisione delle etnie, nel senso che i musulmani sono la popolazione della Bosnia, gli ortodossi sono in grandissima parte serbi e i cattolici sono croati. “C’è molteplicità religiosa che corrisponde alla molteplicità etnica. I rapporti tra queste entità sono stati difficili,” racconta padre Lombardi.