Carpi , domenica, 16. luglio, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Nel brano di vangelo Gesù racconta una parabola. Altre ne sentiremo nelle prossime domeniche. La parabola è un racconto che partendo dalla vita vissuta, dagli eventi quotidiani, di cui tutti hanno esperienza, parla di Dio e dunque facilita la comprensione della Verità non tanto con il ragionamento, ma illuminando la mente e la fantasia di chi ascolta.
Nella parabola di oggi il protagonista è un seminatore. Gesù parla di se stesso e del suo apostolato, il quale non è esente da insuccessi. Il Signore è onesto e realista e proprio per questo è in grado di analizzare lucidamente anche i suoi fallimenti “pastorali”. Nello stesso tempo, però, attraverso la parabola ci offre una straordinaria lezione di speranza. Invita a riconoscere che la Parola di Dio nonostante tutte le apparenze contrarie, avrà un effetto sicuro, produrrà un raccolto nel cuore dell’uomo, della Chiesa e del mondo.
Gesù vede molto lontano e dichiara che il seme - la sua Parola e la Fede - ha un nemico, un nemico temibile che chiama il Maligno. Ebbene a causa di questo “Nemico” ci sono persone che, pur ricevendo l’annuncio della Parola di Dio, non giungono alla fede a causa della superficialità con cui affrontano la vita, La quale impedisce qualsiasi radicamento per mancanza di profondità interiore.
Insieme a queste persone ce ne sono altre, che pur avendo iniziato a credere, poi abbandonano il cammino perché mancano di radici. Si tratta delle persone che si entusiasmano per Gesù, conoscono momenti di commozione, fanno buoni propositi ma poi, quando sopraggiungono ostilità a causa del vangelo o sofferenze e difficoltà legate alla vita, lo abbandonano, quasi la fede fosse un’assicurazione che libera la vita dal suo corso ordinario e dalla poca attraente ferialità.
Una terza categoria di credenti è dato da coloro che si lasciano prendere dalla spirito del mondo perché condizionati dal contesto di incredulità nel quale si trovano a vivere. Quante volte sentiamo fare questi ragionamenti: “Come posso andare a Messa la domenica quando gioca la mia squadra del cuore?; quando è l’unico giorno nel quale posso fare quello che voglio?; quando devo fare i turni al lavoro?…e poi avrò anch’io il diritto di riposarmi dopo una settimana stressante?”. E così cioè che è veramente essenziale, il Signore, passa in secondo, terzo piano...
Nei casi appena ricordati emerge una conseguenza esistenziale: aumenta il vuoto del nostro cuore perché ci si lascia illudere ed affascinare dalle creature e ci si dimentica dell’Unico che può dare consistenza alla vita, il Signore.