Città del Vaticano , venerdì, 14. luglio, 2017 14:00 (ACI Stampa).
L’ingresso in Vaticano delle costose società di consulenza esterna nella prima fase della prosecuzione della riforma finanziaria targata da Papa Francesco ha riportato sotto i riflettori un tema dirimente: la professionalità e la professionalizzazione della finanza sanno essere al servizio della Chiesa, intendendo per Chiesa non solo la Santa Sede ma anche gli enti religiosi?
Una risposta a questa domanda la dà il libro “Management per ecclesiastici”, di Angelo Paletta. Il libro è molto tecnico, ed è giusto che sia così. Perché insegna agli ecclesiastici ad entrare in confidenza con temi come quello del “pareggio di bilancio”, o della “valuta” che spesso sono stati croce e delizia delle amministrazioni. In fondo, fino a metà degli Anni Ottanta, anche l’Istituto per le Opere di Religione redigeva bilanci molto sommari, non strutturati come quelli di adesso.
La questione, però, non è tecnica. La Santa Sede è chiamata moralmente ad aderire agli standard internazionali, per dare un buon esempio di onestà e trasparenza come dalla parabola del “fidelis dispensator et prudens”, non a caso titolo del motu proprio con cui Papa Francesco ha cominciato la sua grande riforma dell’economia vaticana.
Come può allora un libro “tecnico” riuscire a soddisfare la domanda iniziale? Perché incornicia tutta la teoria e la pratica dell’amministrazione all’interno di quelle norme di diritto canonico o provenienti dai diritti vaticani che raccontano la filosofia che sta alla base delle scelte economiche degli enti ecclesiastici.
Si scopre così che già la Lumen Gentium, al numero 8, metteva in luce che “la Chiesa, quantuque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare l gloria terrena, bensì per diffondere, anche col suo esempio, l’umiltà e l’abnegazione”.