Aleppo , martedì, 11. luglio, 2017 16:00 (ACI Stampa).
La Parrocchia francescana della grande metropoli a nord della Siria ha deciso di ridare alla città i suoi colori.
È stata una grande sorpresa per gli abitanti di Aleppo vedere nei giorni scorsi, per la prima volta, pattuglie di scout dipingere i marciapiedi della città.
Una città, quella di Aleppo, che non ha più colore e identità, perché distrutta da anni di bombe, spari, terrore.
“Aleppo più bella” è un’iniziativa sostenuta dai Frati della Custodia del posto, con il sostegno del Governatore, del Sindaco e dell’intera Municipalità cittadina. Il progetto è stato inaugurato domenica 18 Giugno. Davanti alla chiesa parrocchiale, Fr. Ibrahim, il Parroco, era circondato dai rappresentanti del Governo per iniziare, pennelli in mano, a dipingere i bordi dei marciapiedi.
Secondo i protagonisti: “Questa iniziativa permette di riunirci in una sola Nazione, in una sola famiglia, qualunque sia la religione o le convinzioni. Abbiamo subito percepito questo progetto come un’opportunità per riparare e ricucire questo bel mosaico della nostra società purtroppo dilaniata. Quindi, ci siamo messi all’opera con grande entusiasmo, amore e impegno. Abbiamo amore per la nostra martoriata Città e il desiderio di promuovere la riconciliazione nella nostra società ferita, squarciata. Siamo convinti che il bene sia contagioso. Farci del bene e diffonderlo, irradiarlo: così la guerra, l’odio, l’egoismo, la realtà della morte saranno rimpiazzate dalla pace, la carità, la solidarietà, il bene comune e dall’estendersi del Regno dei Cieli”.
Con questa iniziativa, i Frati francescani – sostenuti dal loro vescovo, Mons. George Abou Khazen – vogliono manifestare il desiderio, condiviso con la popolazione, di ricostruire la Città. La Parrocchia San Francesco di Aleppo moltiplica così le iniziative concrete. “Crediamo che con questo tipo di azioni concrete e questi piccoli gesti, riusciremo tutti insieme a ricostruire la nostra Città e la nostra società - afferma il parroco sul sito della Custodia - ciò che conta è il nostro impegno personale, il nostro desiderio di essere attori nel processo di riparazione della nostra ‘casa’, cioè della nostra Città con i suoi abitanti. Come Chiesa, abbiamo un enorme potenziale che non possiamo tenere soltanto per noi. Fa parte del nostro dovere e della nostra missione, condividerlo, contribuendo al bene di tutti i nostri fratelli e sorelle che, insieme a noi, condividono la vita nello stesso Paese, nella stessa Città, nella stessa società”.