Città del Vaticano , martedì, 27. giugno, 2017 17:00 (ACI Stampa).
Il ricordo del viaggio in Egitto, con la visita alla Cattedrale copta di San Marco, da poco diventata un luogo sacro di martirio; la comune convinzione che non ci può essere violenza in nome di Dio; la sicurezza che la testimonianza comune di fronte alle sfide del tempo è una testimonianza positiva che aiuta all’unità: in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo, il Patriarca Bartolomeo scrive a Papa Francesco, sottolineando ancora volta il desiderio di portare a termine il percorso dell’unità.
È tradizione che nelle feste delle Chiesa Cattolica e del Patriarcato ecumenico ci sia uno scambio di delegazioni. Il 30 novembre, festa di Sant’Andrea, è il Papa ad inviare una delegazione al Fanar, che ricambia mandando una delegazione a Roma per il 29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo.
E la delegazione del Patriarcato Ecumenico portava con sé una lettera del Patriarca Bartolomeo. Una lettera di due pagine, scritta in lingua inglese, con alcune note a mano che mostrano la cura personale che il Patriarca ha avuto nel redigerla. È una lettera che verte tutta sul significato del martirio.
Perché - scrive Bartolomeo – “la morte dei martiri è una testimonianza della morte di Cristo in croce e una testimonianza della sua gloriosa resurrezione al terzo giorno”.
In tutta la sua storia – prosegue il Patriarca – “in epoche e tempi differenti, la Chiesa è stata perseguitata. Eppure, il sangue dei martiri è stata fonte di forza nella fede e una testimonianza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo”.