È per questo lavoro, avviato nel 1994, che monsignor Moll è stato chiamato come relatore allo Schuelerkreis. Un lavoro che ha coinvolto 160 esperti e diocesi e ordini religiosi, che in tutto hanno raccolto 900 biografie di martiri tedeschi, riuniti in quattro categorie: vittime del nazismo; vittime del comunismo; martyrium purtatis di ragazze, donne e religiose; missionari uccisi.
L’altro relatore è il vescovo Manfred Scheuer, di Linz. È stato il postulatore della causa di beatificazione di Franz Jägerstätter (1897 – 1943), il contadino e sacrestano della diocesi di Linz, che aveva rifiutato ogni collaborazione e sostegno ai nazisti quando questi avevano preso il potere nel 1938. Per lui, cristianesimo e nazionalsocialismo era incompatibili e inconciliabili e per questo non voleva essere parte della Wermacht. Fu condannato a morte e decapitato il 9 agosto 1943 a Brandeburg Havel.
Sarà questo uno dei temi, insieme a quello di un’altra causa di beatificazione della sua diocesi: quello di Johann “Papà” Gruber, sacerdote diocesano di Linz, che aveva gestito, prima di essere internato e poi dal campo di Mathausen, un’organizzazione di mutuo soccorso e informazione, distribuendo pasti e vestiti di nascosto, e salvando la vita di tanti prigionieri con quella che venne chiamata “la zuppa Gruber” fino al suo martirio, avvenuto il 7 aprile 1944, dopo interminabili torture. Era un Venerdì Santo.
La continuità dei temi
Di certo, il percorso avviato dai membri del Ratzinger Schulerkreis è un percorso di straordinaria continuità. Basti pensare che negli ultimi tre anni – che hanno rappresentato un po’ il definitivo distacco dall’anziano maestro, che pure segue tutto con attenzione e con la stessa cura vaglia i temi – si è parlato prima dell’eclisse di Dio nella storia, poi della crisi dell’Europa e, quindi, quest'anno, del martirio dei cristiani.
Perché l’eclissi di Dio dalla storia crea la crisi attuale. Una crisi che si riversa sull’Europa che ha perso le sue radici e con esse la capacità di essere “comunità di destino”, nella definizione del professor Weiler, uno dei relatori dello Schuelerkreis dello scorso anno. E perché è proprio in quell’Europa senza radici che ha luogo una persecuzione sottile, che va a toccare la libertà di coscienza e l’essenza stessa dell’essere umano, mentre in Medio Oriente e in altre zone di conflitto i cristiani sono uccisi per il solo fatto di essere cristiani.
I temi di Benedetto
Sono i temi che Benedetto XVI ha sviluppato, nel corso della sua carriera accademica, con straordinaria lucidità, e che oggi coloro che ne studiano il pensiero portano avanti, consapevoli che è lì che si giocano le sfide più grandi. E non sarebbe la prima volta che dallo Schuelerkreis arrivano segnali premonitori. Per esempio, nel 2012 – l’ultimo con Benedetto XVI Papa – si parlò di “Risultati e domande ecumeniche nel dialogo con il luteranesimo e l’anglicanismo”, e già si intravedevano quei semi di dialogo che si sarebbero sviluppati con il tempo.
La nascita dello Schuelerkreis
Benedetto XVI ama essere aggiornato su tutto, ed è lui stesso a scegliere ogni anno il tema dell’incontro, approvandone anche i relatori. Succede così dal 1977, quando il professor Ratzinger fu nominato arcivescovo di Monaco-Frisinga. Gli incontri continuarono quando Joseph Ratzinger fu nominato nel 1981 prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede.
Quando poi il Cardinale Ratzinger fu eletto Papa, nel 2005, i suoi ex allievi pensavano che questi incontri si sarebbero interrotti. Si sbagliarono: Benedetto XVI volle continuare. E gli incontri sono continuati anche dopo la rinuncia, sebbene Benedetto XVI abbia preferito non prendere più parte alla discussione, ma semplicemente celebrare una Messa conclusiva insieme con i membri dello Schuelerkreis e del giovane Schuelerkreis, giovani studiosi dell’opera teologica di Joseph Ratzinger che nel frattempo si erano aggiunti.
I membri dello Schulerkreis
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Ma chi partecipa agli incontri? Detto di monsignor Helmut Moll, vale la pena dare una scorsa a quelli che partecipano o hanno partecipato agli incontri. Padre Cornelio del Zotto è l’unico italiano, arriva dalla Tanzania, e ha scritto sotto la supervisione di Ratinzger una tesi sulla teologia dell’immagine in San Bonaventura, oggetto di studio anche da parte del Ratzinger studente. Pubblicato nel 1977, il libro di del Zotto meritato la prestigiosa prefazione del card. Ratzinger.
Tra gli ex allievi del Papa, prende posto anche Cristoph Schoenborn, cardinale arcivescovo di Vienna, ma quest'anno non parteciperà. Definito sempre tra gli ex allievi di Ratzinger, proprio in ragione della sua partecipazione alla Schulerkreis, in realtà Schoenborn viene invitato agli incontri di ex allievi da quando ha fatto parte per la commissione della stesura del Catechismo, di cui tra l’altro si celebra quest’anno il 25esimo anniversario.
Sono generalmente presenti anche il vescovo ausiliare emerito di Amburgo, Hans-Jochen Jaschke, il segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, il vescovo Barthélémy Adoukonou, insieme con docenti, parroci, religiosi, religiose e laici. E poi, fanno parte del circolo di allievi ecumenisti come Vinzenz Pfnür; parroci tedeschi come Martin Trimpe e religiosi come il passionista Martin Bialas.
E poi – scorrendo nella lista di oltre cinquanta nomi – troviamo anche il redentorista Rèal Tremblay, il teologo moralista Vincent Twomey, e la coreana Jung-Hi Victoria Kim, che negli anni di studio a Regensburg realizzò sotto la guida di Ratzinger una tesi più che originale sul confronto tra la “caritas” in Tommaso d’Aquino e lo jen, concetto centrale del confucianesimo. Ci sarebbe anche padre Joseph Fessio, gesuita, editore di Ignatius Press, che si laureò a Ratisbona con Ratzinger nel 1975, con una tesi sull’ “Ecclesiologia di von Balthasar”, ma che da anni non partecipa più.
I giovani dello Schuelerkreis
Fanno parte di questa “famiglia teologica” i membri del “Nuovo Schuelerkreis", un circolo di 31 giovani teologi che si è formato nel 2008. È un “laboratorio ecumenico”, perché ci sono anche giovani teologi ortodossi tra loro, e possono godere della guida dei teologi che hanno effettivamente lavorato con Benedetto XVI. Sul quale, tra l’altro, si moltiplicano le tesi di laurea. Tanto che la Fondazione Ratzinger ha preso a radunare gruppi di dottorandi che studiano il pensiero di Benedetto XVI.