San Salvador , martedì, 27. giugno, 2017 16:00 (ACI Stampa).
È stato segretario dell’arcivescovo Oscar Romero, beatificato come martire. Ma il neo cardinale Gregorio Rosa Chavez, ausiliare di El Salvador, ci tiene a sottolineare che tutto il suo Paese è “un Paese martire”. Ed è un martirio che continua ogni giorno, nonostante tutto, racconta il neo porporato ad ACI Stampa.
“C’è – racconta – una lista provvisoria di circa 500 nomi di martiri. È un Paese martire, un Paese che ha subito il martirio, e che continua, perché il popolo è torturato tutti i giorni, con la violenza, la povertà, la migrazione forzata. Le persone sono costrette ad emigrare perché non possono rimanere nel Paese. È una grande sofferenza”.
Certo, sembra lasciata alla spalle la stagione dei grandi martiri sacerdoti.
Rutilio Grande, il cui cadavere è stato vegliato da Romero la notte del 12 marzo 1977 è il primo. Quindi i gesuiti dell’Università centroamericana José Simeón Cañas’ (Uca) assassinati il 16 novembre 1989, con nome e cognome: il rettore, lo spagnolo Ignacio Ellacuría, insieme ai confratelli spagnoli Ignacio Martin Baro, Segundo Montes, Amando Lopez, Juan Ramon Moreno, e al salvadoregno Joaquin Lopez, oltre alla cuoca Elba Julia Ramos e a sua figlia quindicenne Celina Mariceth Ramos. E poi, suor Ita Ford, suor Maura Clarke, suor Dorothy Kazel e la laica Jean Donovan, quattro religiose della congregazione Maryknoll torturate e assassinate tre mesi prima di Romero, il 2 dicembre 1980: . Quindi un numero grande di sacerdoti, catechisti e seminaristi uccisi prima e dopo Romero.
Insomma, ci vuole poco ad arrivare a 500. Gregorio Rosa Chavez fu a fianco del Beato Romero in quella stagione, ed è la prima volta che un vescovo ausiliare viene nominato cardinale, mentre il titolare della diocesi, José Luis Escobar Alà, resta arcivesscovo.