Napoli , domenica, 2. luglio, 2017 14:00 (ACI Stampa).
Lo “Spirito soffia dove vuole”, cosi recita devotamente la Sacra Scrittura. Ed è propriamente cosi se si pensa che in tal modo dirige senza saperlo la vita di tante persone che vogliono vivere la loro personale aspirazione alla santità. Infatti si può essere santi nella vita di ogni giorno come tanti apostoli che hanno glorificato il nome di Cristo vivendo nella quotidianietà la propria consacrazione come Anna Maria Taigi, madre e sposa esemplare oppure Contard Ferrini il quale dedicò la sua vita allo studio del diritto romano oppure nella vita religiosa come Bernardino Realino.
Nato a Carpi nel 1530 e morto a Napoli nel 1616 prima di entrare nella Compagnia di Gesù fu dottore in legge, podestà nelle terre del Modenese, alla corte del Re di Napoli ed infine religioso del richiamato ordine che lo inviò a Lecce.
Ciò che spinse il santo a scgeliere la Compagnia di Gesù fù un particolare desideri di conformarsi a Cristo dietro l’esempio di Sant’Ignazio il quale costituì i suoi compagni “ad maiorem Dei gloriam” e così fece San Bernardino Realino: cercò di spendere la sua vita per dar gloria a Dio e bontà al prossimo che incontrava nei crocevia di una bella e barocca Lecce.
Qui il nostro santo si spese completamente per la difesa della fede cattolica e nella carità verso le persone che a lui ricorrevano per ogni genere di necessità. Qui fondò addirittura un collegio, nella tipica spiritualità dell’ordine Ignaziano, per la cura e l’educazione dei giovani. E’ ricordato per la sua interminabile pazienza con la quale risolveva le questioni più complesse sempre sorridendo e con grande dinamismo interiore.Sacerdote fù attento custode della ministerialità e dei sacramenti amministrati i quali in lui hanno contraddistinto non solo l’uomo ma anche il santo,tant’è che già in vita gli si attribuirono differenti grazie.
Pieno di molte doti personali e grazie ed una vita di particolare penitenza e preghiera si spese in questa città dove si conservano i suoi resti mortali. E' stato canonizzato nel 1947 da Papa Pio XII, il quale ne riconobbe le eccezionali doti umane e spirituali.