Città del Vaticano , giovedì, 22. giugno, 2017 12:25 (ACI Stampa).
Papa Francesco riprende l’esempio di Don Milani nella sua omelia a Casa Santa Marta. Secondo quanto diffuso dalla Radio Vaticana, il Pontefice ha tracciato la figura del pastore: appassionato, deve saper discernere e deve anche saper denunciare il male. E deve essere senza troppi buonismi ingenui.
“Non si può essere un vero pastore senza questo fuoco dentro”, commenta Francesco. “Sa che c’è nella vita la seduzione- continua il Pontefice - Il padre della menzogna è un seduttore. Il pastore, no. Il pastore ama. Ama. Invece il serpente, il padre della menzogna, l’invidioso è un seduttore. E’ un seduttore che cerca di allontanare dalla fedeltà, perché quella gelosia divina di Paolo era per portare il popolo a un unico sposo, per mantenere il popolo nella fedeltà al suo sposo. Nella storia della salvezza, nella Scrittura tante volte troviamo l’allontanamento da Dio, le infedeltà al Signore, l’idolatria come se fossero una infedeltà matrimoniale”.
Prima caratteristica del pastore, dunque, “che sia appassionato, che abbia lo zelo, che sia zelante”. Seconda caratteristica, “che sappia discernere: discernere dove ci sono i pericoli, dove ci sono le grazie … dove è la vera strada”. Terza caratteristica è la capacità di denunciare.
“Il Buon Pastore – ha detto ancora il Papa argentino – sa denunciare, con nome e cognome” come appunto faceva San Paolo. Francesco è dunque tornato alla sua visita a Bozzolo e Barbiana, nei posti, ha commentato, “di quei due bravi pastori italiani”. E parlando di Don Milani, si è riferito a quello che era il suo “motto” quando “insegnava ai suoi ragazzi”:
“I care. Ma cosa significa? Mi hanno spiegato: con questo lui voleva dire ‘mi importa’. Insegnava che le cose si dovevano prendere sul serio, contro il motto di moda in quel tempo che era ‘non mi importa’, ma detto in altro linguaggio, che io non oso dirlo qui. E così insegnava ai ragazzi ad andare avanti. Prendi cura: prenditi cura della tua vita, e ‘questo no!’”