Bozzolo , martedì, 20. giugno, 2017 9:51 (ACI Stampa).
Don Primo Mazzolari e Don Lorenzo Milani hanno lasciato nella Chiesa "una traccia luminosa, per quanto scomoda". Così il Papa ha esordito nella sua tappa a Bozzolo dove ha reso omaggio alla tomba di Don Primo Mazzolari.
Don Primo - ha osservato Francesco - non è stato un parroco clericale ma ha dato "vita ad un vero e proprio magistero", è stato il "parroco d’Italia, la tromba dello Spirito Santo nella Bassa padana".
La riflessione del Papa si è incentrata su "tre scenari che ogni giorno riempivano occhi e cuore" di Don Primo: "il fiume, la cascina e la pianura".
Il fiume simboleggia "il primato e la potenza della grazia di Dio che scorre incessantemente verso il mondo" . Don Primo predicava qui e "non si è tenuto al riparo dal fiume della vita, dalla sofferenza della sua gente, che lo ha plasmato come pastore schietto ed esigente, anzitutto con sé stesso. Lungo il fiume imparava a ricevere ogni giorno il dono della verità e dell’amore, per farsene portatore forte e generoso".
Don Primo - ricorda il Papa - diceva di essere un "ripetitore, però questo suo ripetere non deve essere senz’anima, passivo, senza cordialità. Accanto alla verità che ci deve essere, ci devo mettere qualcosa di mio, per far vedere che credo a ciò che dico; deve essere fatto in modo che il fratello senta un invito a ricevere la verità. Don Mazzolari non è stato uno che ha rimpianto la Chiesa del passato, ma ha cercato di cambiare la Chiesa e il mondo attraverso l’amore appassionato e la dedizione incondizionata".
Secondo Don Primo nell'attività di apostolato bisogna evitare - spiega ancora Francesco - "la strada del lasciar fare" che "è quella di chi sta alla finestra a guardare senza sporcarsi le mani. Ci si accontenta di criticare. Questo atteggiamento mette la coscienza a posto, ma non ha nulla di cristiano perché porta a tirarsi fuori, con spirito di giudizio, talvolta aspro. Manca una capacità propositiva, un approccio costruttivo alla soluzione dei problemi. Il secondo metodo sbagliato è quello dell’attivismo separatista. Ci si impegna a creare istituzioni cattoliche. Così la fede si fa più operosa, ma può generare una comunità cristiana elitaria. Si favoriscono interessi e clientele con un’etichetta cattolica. E’ un metodo che non facilita l’evangelizzazione, chiude porte e genera diffidenza. Il terzo errore è il soprannaturalismo disumanizzante. Ci si rifugia nel religioso per aggirare le difficoltà e le delusioni che si incontrano. Ci si estranea dal mondo, vero campo dell’apostolato, per preferire devozioni. E’ la tentazione dello spiritualismo. Ne deriva un apostolato fiacco, senza amore".