Città del Vaticano , martedì, 13. giugno, 2017 14:00 (ACI Stampa).
Una porta aperta, con due persone sul ciglio, che tendono la mano, una perché chiede aiuto, l’altra perché intende offrirlo: è nel logo della Giornata Mondiale dei Poveri, che si celebrerà il prossimo 19 novembre, che l’arcivescovo Rino Fisichella trova il senso della giornata voluta dal Papa come “opera di misericordia”. Una giornata cui il Papa parteciperà personalmente, prima con la Messa, e poi con un pranzo offerto in Aula Paolo VI a circa 500 poveri.
Lo racconta lo stesso presule, che spiega come il Papa “sarà direttamente coinvolto nella celebrazione di questa Giornata che lo vedrà presiedere la santa Eucaristia nella Basilica di San Pietro, insieme a tanti poveri e ai volontari”, mentre per i volontari “è prevista una Veglia di preparazione il Sabato 18 novembre nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura per fare memoria del grande santo romano che elevando la figura del povero a vero e unico ‘tesoro’ della Chiesa, si consegnò al martirio, a testimonianza perenne del suo servizio di carità. Sarà un momento per esprimere anche il ringraziamento per quanti quotidianamente e in silenzio vivono il servizio dell’assistenza ai poveri, e un invito perché tanti altri si uniscano alla loro testimonianza”.
L’arcivescovo Fisichella guida il dicastero per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che è stato incaricato di organizzare il Giubileo e poi di gestirne le tappe successive, in un progetto di nuova evangelizzazione che Papa Francesco ha individuato anche nella cura dei pellegrinaggi, dei santuari e delle celebrazioni per il 25esimo del catechismo per la Chiesa cattolica.
È questo lo sfondo su cui si staglia l’impegno del dicastero della Nuova Evangelizzazione. È la prima Giornata Mondiale dei Poveri, ed è l’arcivescovo Fisichella a presentarlo ai giornalisti. Sottolinea che il messaggio fa i conti anche con la difficoltà di definire la povertà oggi, perché tante le forme di emarginazione. Ma è convinto che il messaggio mette in luce una terapia che “potrebbe aiutare questa grave patologia”.
La terapia è quella della “reciprocità”, perché “il povero viene raggiunto dalla tenerezza e dalla misericordia di Dio attraverso quanti desiderano incontrare realmente il volto di Cristo”, perché così “quanti hanno perduto la dignità e sono ai margini, quanti sono afflitti dal sopruso e dalla violenza provocano i cristiani a ritrovare il senso della povertà evangelica che loro portano impresso nella vita quotidiana”.