Città del Vaticano , lunedì, 12. giugno, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Le parole che il Papa ha pronunciato di fronte alla delegazione della diocesi di Ahiara sono state rese note dall’agenzia Fides il 9 giugno, e poi dalla Sala Stampa della Santa Sede. Ed è una presa di posizione durissima contro clero e fedeli che hanno rifiutato il vescovo nominato nella diocesi perché di etnia diversa a quella della regione.
Ma quello nigeriano non è stato il solo fronte aperto nella scorsa settimana. C’è stato l’incontro con i vescovi del Venezuela. C’è stato il sinodo dei greco-ortodossi russi che si è tenuto a Roma, e che ha chiesto al Papa di essere rassicurati sulla situazione dei cattolici in Russia dopo le aperture e il rinnovato dialogo con il Patriarca ortodosso Kirill; e c’è stata una delegazione di alto livello dall’Honduras che ha fatto visita al Cardinale Parolin durante la scorsa settimana.
Quello della diocesi di Ahiara, in Nigeria, è il caso più scottante. C’è un vescovo nominato, monsignor Okpaleke, che non solo non è stato accettato dal clero e dai fedeli, ma che è stato costretto ad essere ordinato nella diocesi vicina. L’ordinazione risaliva al 2012, e Papa Francesco ha ereditato la situazione difficile, nominando come amministratore apostolico della diocesi il Cardinale Onayekan, arcivescovo di Abuja.
Il Papa non ha usato mezze parole. “Ho ascoltato – ha detto - e riflettuto molto, anche sull'idea di sopprimere la Diocesi; ma poi ho pensato che la Chiesa è madre e non può lasciare tanti figli come voi. Ho un grande dolore verso questi sacerdoti che sono manipolati, forse anche dall'estero e da fuori Diocesi”.
Quindi, ha sottolineato che “non si tratta di un caso di tribalismo, ma di approriazione della vigna del Signore”, e ha chiesto che “ogni sacerdote o ecclesiastico incardinato nella Diocesi di Ahiara, sia residente, sia che lavori altrove, anche all'estero, scriva una lettera a me indirizzata in cui domanda perdono; tutti, devono scrivere singolarmente e personalmente; tutti dobbiamo avere questo comune dolore”. Una lettera in cui si deve “manifestare chiara obbedienza al Papa”, ci si deve dire disposti ad “accettare il vescovo che il Papa invia”. La lettera deve essere spedita entro il 9 luglio e “chi non lo farà ipso facto viene sospeso a divinis e decade dal suo ufficio”.