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Alle catacombe di Domitilla risplendono gli affreschi III secolo

Uno degli affreschi della catacomba di Domitilla |  | PCAS
Uno degli affreschi della catacomba di Domitilla | PCAS
Arcosolio di Veneranda, Catacombe di Domitilla  |  | PCAS
Arcosolio di Veneranda, Catacombe di Domitilla | PCAS
Una pagina del volume  |  | Tau Editrice
Una pagina del volume | Tau Editrice
Una pagina del volume  |  | Tau Editrice
Una pagina del volume | Tau Editrice
Le catacombe di Domitilla  |  | Tau Editrice
Le catacombe di Domitilla | Tau Editrice
Le Catacombe di Domitilla |  | Tau Editrice
Le Catacombe di Domitilla | Tau Editrice

Ipogeo dei Flavi, arcosolio di Veneranda, cubicolo di Ampliato, arcosolio degli Apostoli Piccoli. Nomi che per molti non dicono nulla, ma se si arriva a vederne le pitture, appena tornate alla loro luce originale, si capisce che senza averle mai viste si perde una parte importante della storia dei primi cristiani a Roma. Fanno parte della Catacomba di Domitilla sulla via Ardetina e raccontano la storia della pittura delle catacombe dalle origini, degli inizi nel III secolo, al declino negli ultimi anni del IV.

La Pontificia Commissione di Archeologia Sacra ha recentemente presentato al pubblico i lavoro di restauro e la creazione di un piccolo e prezioso museo accanto all’ingresso della basilica dei Santi Nereo ed Achilleo.

“Le scoperte più interessanti - spiega  il professor Fabrizio Bisconti soprintendente dalla Pontificia commissione di archeologia sacra- sono venute da due cubicoli monumentali della piena età costantiniana, completamente ricoperti di una patina nera e da un numero impressionante di graffiti anche moderni. Con l’uso del laser i due cubicoli hanno mostrato i loro programmi decorativi in tutto il loro sviluppo, proponendo vere e proprie scoperte, anche se i due cubicoli erano noti da molti secoli”.

Il museo, spiega Bisconti riunisce “alcuni materiali marmorei (sarcofagi e iscrizioni) dispersi nelle catacombe romane o scoperti nel complesso di Domitilla per creare un filo conduttore, che si dipana dal II al IV secolo d.C. e che svolge tre significativi temi iconografici, che animarono il pensiero dell’antichità e della tarda antichità, ovvero “Il mito, il tempo, la vita””.

La storia delle catacombe di Domitilla racconta anche di un “traffico delle reliquie”, nel corso del ‘700, quando le catacombe di Domitilla divennero “cave” di “pitture strappate”.

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Per prepararsi alla visita e poi rivedere le immagini c’è un volume  del professor Bisconti “Catacombe di Domitilla. Restauri nel tempo, Città del Vaticano 2017", con un Introduzione di G. Ravasi,  che attraverso riproduzioni fotografiche ad altissima definizione, racconta i cantieri degli affreschi paleocristiani, i vandalici strappi del passato, i colori commoventi di un racconto figurato dislocato nel tempo e nella storia. Il volume è edito dalla Commissione insieme a TAU editrice con magnifiche illustrazioni delle parti più significative delle pitture.

I testi sono un vero viaggio nei colori e nella simbologia. Si scopre che gli affreschi sono legati alla grande tradizione romana con "rosso pompeiano" che si accosta ai colori tipici dell'arte funeraria cristiana, e con uno sviluppo artisitico che durante i secoli. L'iconocgrafia si intreccia con lo sviluppo sociale, e così ad esempio, alla fine del IV secolo le immagini dei defunti sono vicine a quelle dei santi, dei martiri e delgi Apostoli. Ogni angolo ha un suo senso specifico, una storia da raccontare che oggi, grazie ai restauri e al rinnovato interesse per questa arte catacombale, permettono di apprezzare meglio la vita della società che ha visto l'affermazione del cristianesimo dopo la stagione delle persecuzioni.

Intanto i lavori proseguono con una scannerizzazione ad ampio raggio per la ricostruzione in 3D di tutta la catacomba diretti da Norbert Zimmermann dell’ Istituto Germanico di Roma.

 

 

 

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