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Papa Francesco: “Lo Spirito Santo crea in noi un cuore nuovo”

Papa Francesco celebra la Messa di Pentecoste |  | Daniel Ibanez, ACI Group
Papa Francesco celebra la Messa di Pentecoste | Daniel Ibanez, ACI Group
Papa Francesco celebra la Messa di Pentecoste |  | Daniel Ibanez, ACI Group
Papa Francesco celebra la Messa di Pentecoste | Daniel Ibanez, ACI Group

Lo Spirito Santo: è Lui il “dono pasquale per eccellenza”. Lo Spirito Creatore, che “realizza sempre cose nuove”. Papa Francesco, nell’omelia per la Santa Messa di Pentecoste in Piazza San Pietro, contrassegna così il protagonista della giornata di oggi: lo Spirito Santo Paraclito, che “fa dei discepoli un popolo nuovo e crea nei discepoli un cuore nuovo”.

“La Parola di Dio – osserva il Papa -  così descrive l’azione dello Spirito, che prima si posa su ciascuno e poi mette tutti in comunicazione. A ognuno dà un dono e tutti raduna in unità. In altre parole, il medesimo Spirito crea la diversità e l’unità e in questo modo plasma un popolo nuovo, variegato e unito: la Chiesa universale. Dapprima, con fantasia e imprevedibilità, crea la diversità; in ogni epoca fa infatti fiorire carismi nuovi e vari. Poi lo stesso Spirito realizza l’unità: collega, raduna, ricompone l’armonia”.

Ma per arrivare a realizzare tutto questo, Papa Francesco precisa: “È bene aiutarci a evitare due tentazioni ricorrenti: “la prima è quella di cercare la diversità senza l’unità, la tentazione opposta è invece quella di cercare l’unità senza la diversità”.

Per quanto riguarda la prima il Papa argentino spiega: “Succede quando ci si vuole distinguere, quando si formano schieramenti e partiti, quando ci si irrigidisce su posizioni escludenti, quando ci si chiude nei propri particolarismi, magari ritenendosi i migliori o quelli che hanno sempre ragione. Allora si sceglie la parte, non il tutto, l’appartenere a questo o a quello prima che alla Chiesa; si diventa “tifosi” di parte anziché fratelli e sorelle nello stesso Spirito; cristiani “di destra o di sinistra” prima che di Gesù; custodi inflessibili del passato o avanguardisti del futuro prima che figli umili e grati della Chiesa”. Riguardo l’altra tentazione ricorrente, il Pontefice esprime: “L’unità senza la diversità. In questo modo, però, l’unità diventa uniformità, obbligo di fare tutto insieme e tutto uguale, di pensare tutti sempre allo stesso modo. Così l’unità finisce per essere omologazione e non c’è più libertà”.

“La nostra preghiera allo Spirito Santo – spiega Francesco in questa Pentecoste- è allora chiedere la grazia di accogliere la sua unità, uno sguardo che abbraccia e ama, al di là delle preferenze personali, la sua Chiesa, la nostra Chiesa”.

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Dunque lo Spirito Santo ci fa un popolo nuovo, ma anche un cuore nuovo: “Lo Spirito è il primo dono del Risorto e viene dato anzitutto per perdonare i peccati. Ecco l’inizio della Chiesa, ecco il collante che ci tiene insieme, il cemento che unisce i mattoni della casa: il perdono. Perché il perdono è il dono all’ennesima potenza, è l’amore più grande, quello che tiene uniti nonostante tutto, che impedisce di crollare, che rinforza e rinsalda. Il perdono libera il cuore e permette di ricominciare: il perdono dà speranza, senza perdono non si edifica la Chiesa”.

Conclude Francesco: “Chiediamolo allo Spirito Santo, fuoco d’amore che arde nella Chiesa e dentro di noi, anche se spesso lo copriamo con la cenere delle nostre colpe: “Spirito di Dio, Signore che sei nel mio cuore e nel cuore della Chiesa, tu che porti avanti la Chiesa, plasmandola nella diversità, vieni”.