Nicosia , mercoledì, 31. maggio, 2017 9:00 (ACI Stampa).
Nella Sicilia a cavallo fra il 1715 ed il 1787 visse un uomo in apparenza illetterato ed inutile, ma in realtà era un santo.
Felice prende il nome dal paese dove nacque e ivi trascorse tutta la vita prima esercitando la professione del calzolaio e successivamente come fratello laico cercatore. Dovette attendere sette anni per essere ammesso fra i frati cappuccini, ma la sua pazienza e la sua fede ottennero il risultato.
Il giovane Felice girava per le case raccogliendo la questua e le offerte lasciando il tenero abbraccio di Dio. In convento era spesso schernito per la sua semplicità perchè non conosceva le lettere, ma sapeva parlare la lingua di Dio. E questa è la massima vetta della cultura.
Uomo di profonda penitenza e preghiera morì dopo una vita fatta di lavoro, sacrifici e tante opere miracolose. Innumerevoli le testimonianze sui prodigi esercitati nella sua vita.
Era solito dire di essere lo “sciccareddu” (in dialetto siciliano “il somarello”) perchè portava la questua sulle spalle in convento: ma siamo sicuri che adesso starà facendo un'altra questua: portando sulle spalle qualche anima che a lui si è affidata per arrivare in Paradiso.