Taormina , martedì, 30. maggio, 2017 9:00 (ACI Stampa).
Quattro storie, e un solo impegno: in occasione del G7 che si è tenuto a Taormina il 26 e 27 maggio, guardando al G20 che si terrà ad Amburgo il prossimo luglio, Caritas Italiana ha divulgato un dossier per spiegare le sfide della società attuale e il lavoro di Caritas.
È un dossier ampio, che guarda alla società attraverso categorie di analisi come “rabbia” ed “espulsione”, per sottolineare la crescente esclusione sociale e il sempre più grande divario tra ricchi e poveri. E ci si legge – dietro le quinte – anche la critica alle riunioni dei Paesi più industrializzati, i cosiddetti “G”, la riunione dei grandi della terra che, come spesso ha notato la Santa Sede, rappresentano soprattutto “club di amici”, e non sono parte di nessuna organizzazione internazionale.
Tra l’altro, nota Caritas, è un modello messo in forte crisi dalla situazione internazionale, soprattutto . si legge nel dossier – “in ragione del cambio di amministrazione negli Stati Uniti, il percorso della Brexit, i processi elettorali in Francia e in Germania”, perché “il consenso che in qualche modo si pensava acquisito a livello globale sembra ora infatti tornare in discussione. In questa situazione, la priorità sembra essere quella di difendere le posizioni fino ad ora acquisite, evitando nuove intese che pongano in dubbio elementi del consenso già in precedenza faticosamente raggiunto”.
Nella società della rabbia e dell’esclusione, più che degli antidoti ideali, la Caritas propone buone pratiche. Una viene da Caritas Indonesia, ed è una piccola imprenditrice, che coordina nell’isola di Flores, in Indonesia, uno dei gruppi di agricoltori supportati dal progetto “gli orti di Ruteng”. Si chiama Maria Suel, e con il gruppo ha prodotto insieme pesticidi e fertilizzanti biologici, non solo per il nostro uso ma anche per venderli. Una tanica di prodotto costa 20.000 rupie (1,40 euro) e una bottiglia costa 10.000 rupie (70 centesimi di euro)”.
È una modalità di lavoro che permette a molti agricoltori di evitare di comprare fertilizzanti chimici, perché – racconta Maria Suel – “il prezzo per un pacco di fertilizzante chimico è di 500.000 rupie (34 euro). E ancora c’erano da comprare il riso, pagare le tasse scolastiche e altre spese di primaria importanza. Io sono una vedova e non ho la possibilità di racimolare quei soldi, non ho questi risparmi. Ho sofferto molto per questo! In passato mi sono trovata obbligata a comprare fertilizzante chimico, ma ho dovuto prendere in prestito il denaro da degli usurai. Ho dovuto ripagare l’ammontare preso in prestito più il 10% d’interesse ogni mese”.