Il vostro amore è turbolento e allegro, frenetici, una bella macedonia e andiamo avanti, dice il Papa. “sono sempre contento di incontrare i giovani” e “ non volete risposte pre fatte, ma personali”.
Sentire l’invito dei Gesù è sempre una gioia piena, che “nessuno potrà togliervi”. La parola è gioia “ che non è lo stesso di divertirsi e non è superficiale”.
Come vi ha trasformati la esperienza della missione, chiede il Papa ai giovani. La trasformazione nascosta “ci porta ad imparare a guardare con occhi nuovi”. La “esperienza missionaria ci apre occhi e cuore” e “lasciamo di essere turisti della vita per diventare uomini e donne che amano con impegno nella vita”.
Non come i turisti che fanno foto, non guardano e poi vedono le foto. No, dice il Papa dobbiamo guardare la realtà. E’ una tentazione per i giovani “essere turisti”.
Guardare con il cuore distrugge l’ipocrisia, spiega Francesco e trovare giovani “che iniziano la vita con un atteggiamento di ipocrisia è suicida”.
Fare missione vuol dire essere inviati a fare missione, da Gesù. “Gesù ti spinge a missionare” dice il Papa.
E la missione aiuta a non essere “catari” non c’è una città dei buoni e una dei cattivi, “tutti siamo peccatori e abbiamo bisogno dell’annuncio di Cristo”.
E per aiutare chi è in difficoltà dobbiamo amore “non possiamo fare nulla senza amore che dare la vita”. E senza amore non si può fare una buona missione: “amare è avere la capacità di stringere la mano sporca e guardare negli occhi chi è in situazione di degrado”.
Dietro tutte queste situazione che una certezza da non dimenticare “che ci deve fare testardi nella speranza, c’è una immagina di Dio che è stata maltrattata e calpestata”. E questa è la “pazzia della fede, la pazzia della croce, dell’annuncio del Vangelo”.
Poi il Papa racconta di un incontro con un pluriomicida: “mi sono fermato a pensare: tu sei Gesù”, e quindi “o vado con amore non come turista testardo nella speranza vado pensando che tocco vedo e ascolto Gesù che io trovo in ognuno verso cui faccio missione” e “mai aggettivare” etichettare le persone. Questo è solo un giudizio di Dio.
Viviamo -dice il Papa-una cultura del vuoto e della solitudine, siamo spesso soli e abbiamo bisogno del chiasso, ma non ha niente a che fare con la gioia.
“La società si difende con la esclusione, isolando la gente, se vogliamo essere missionari, mai escluder e mai isolare o ignorare”.
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E poi dice: “per essere un buon discepolo ci vuole il cuore del navigatore orizzonte e coraggio”. Parla del rischio delle tecniche di informazione che “saturano” e avvicinano l’orizzonte.
Attenti a quello che ti vendono nei media, occorre invece la capacità di farsi un giudizio proprio “non mangiare quello che ti servono”. Una sfida che ci deve portare alla preghiera: “Signore vieni, sfidami e importunami dammi il coraggio di poter rispondere a te”, che bello “ un ragazzo che si lascia importunato da Gesù” e che “ cerca la verità, va al largo”.
Serve una vita spirituale sana per giovani svelti, per chiedersi cosa è normale davvero, dice il Papa, é normale che cresca ogni giorno l’indifferenza? “ Che il mediterraneo sia diventato cimitero? Che tanti paesi e non dico dell’Italia, chiudano le porte a questa gente che fugge dalla fame e dalla guerra e viene a cercare un po’ di sicurezza? Se non è normale devo coinvolgermi perché questo no succeda e per questo ci vuole coraggio” e “se non hai coraggio di coinvolgerti chiede al Signore il coraggio”. Gesù semina nei cuori la inquietudine di farci delle domande, dice il Papa.
Poi un suggerimento: ogni mattina una preghiera, oggi non dimenticare di sfidami, vieni ad importunarmi un po’ e dammi il coraggio di poterti rispondere”.
E prima della benedizione un saluto ai detenuti collegati in video.