Torino , lunedì, 25. maggio, 2015 8:45 (ACI Stampa).
Nel giorno della solennità di Pentecoste “vogliamo essere concordi nella preghiera e stretti attorno alla Madre del Signore”. E’ l’invito rivolto ieri dall’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, in occasione della festa di Maria Ausiliatrice.
“La comunità riunita nel Cenacolo – ha spiegato il presule – rivela la realtà della Chiesa di sempre, popolo di Dio radunato nella preghiera con Maria, che intercede, perché la venuta dello Spirito Santo lo faccia crescere nella comunione e nello slancio missionario. Siamo qui in preghiera con Maria Ausiliatrice e vogliamo chiedere al Signore di rinnovare il dono del suo Spirito per rendere le nostre parrocchie, famiglie e comunità, segno e strumento di unità, capaci di vivere la comunione della stessa fede e carità e testimoniare a tutti gli abitanti della nostra terra Cristo risorto, speranza di vita e di salvezza per ogni uomo e per l’intera società. Non è questo un compito facile, perché le diversità e, a volte, le divisioni restano anche tra noi credenti e segnano negativamente il cammino di tante comunità e famiglie cristiane. C’è dunque bisogno di una costante conversione alla comunione, aprendo il cuore e la vita alla grazia della accoglienza e della riconciliazione”.
E’ necessario – ha aggiunto mons. Nosiglia – “maturare scelte concrete di comunione, che si fanno carico degli altri nella prossimità del vissuto quotidiano, aprendosi all’accoglienza di chi è vicino fisicamente, ma a volte tanto distante dal proprio cuore o estraneo alla propria vita, perché giudicato troppo diverso da noi, come si dice, dalla nostra famiglia, dal nostro paese, dalla nostra cultura e religione. Maria ha sempre saputo osare, anche di fronte a proposte e scelte impegnative ed impossibili. Ella ha nutrito il suo cuore di preghiera e di fede, perché l’amore di Dio potesse esprimersi nell’amore del prossimo fino a offrire la sua vita per l’umanità”.
Il nostro compito, sull’esempio di Maria, è pertanto quello di “portare agli altri Gesù mediante l'Amore”. E sull’esempio di San Giovanni Bosco, invece, impariamo “ad avere uno sguardo positivo verso ogni ragazzo e giovane per donargli il cuore e tutto se stesso così che si senta accolto, ascoltato e accompagnato con gesti e parole di misericordia e di dolcezza, e sperimenti il volto e l'amicizia di Gesù che mai verrà meno in ogni circostanza lieta o triste, bella o sofferente della sua vita”.
Prima di concludere l’omelia l’Arcivescovo di Torino si è rivolto ai giovani invitandoli a non rassegnarsi “al mondo di oggi, dove ancora troppe persone muoiono di fame e di miseria; dove chi tenta di sfuggire a queste tragedie trova la morte in mare o per la sua situazione viene considerato addirittura colpevole; dove immense risorse finanziarie vengono impiegate per spese militari, sottraendole agli aiuti internazionali per i Paesi poveri; dove tanti giovani che desiderano un lavoro non lo trovano e sono costretti a dipendere dai genitori o ad andare in un altro Paese”.