Città del Vaticano , giovedì, 25. maggio, 2017 12:00 (ACI Stampa).
Con un congresso internazionale dell’Apostolato del Mare a Taiwan, dall’1 al 7 ottobre, la Santa Sede alzerà la voce – tra le poche organizzazioni internazionali a farlo – sul problema del “traffico di esseri umani” e delle nuove schiavitù che sono legate al mondo della pesca. Ed è un congresso che ha vari significati.
Innanzitutto, per le presenze. La Santa Sede vi porta due cardinali, Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, e Charles Bo, di Myanmar, che ha facilitato l’apertura delle relazioni diplomatiche del suo Paese e la Cina. Ma vi porta anche l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere dell’Accademia delle Scienze cui Papa Francesco ha chiesto specificamente di occuparsi del tema del traffico degli esseri umani.
Il secondo motivo per cui la conferenza è di interesse è per il luogo dove si svolge: la Santa Sede ha rapporti diplomatici con Taiwan, ma non ne ha con la Cina, con cui sono in corso dei colloqui almeno per definire la questione della nomina dei vescovi. Nel proseguire dei dialoghi diplomatici, la Cina ha sempre chiesto che la Santa Sede abbandoni il suo rapporto con Taiwan, cosa che potrebbe accadere in caso in cui una delegazione vaticana avesse la possibilità di stabilirsi a Pechino. Il fatto, dunque, che si sia scelto Taiwan è particolarmente significativo. Al di là di ogni situazione diplomatica contingente, la Santa Sede mostra di voler continuare la storica amicizia con Taiwan.
Ma come è stato scelto Taiwan? L’ultimo congresso sul tema fatto in Asia risale al 1997, ed era ora di ritornare, anche perché in Asia è concentrata la maggioranza della flotta peschiera del mondo. Taiwan ha grandi interessi nella pesca, con “caccia” massiva di tonno e altro pesce in tutti gli oceani, e con un export di pescato del valore di circa 2 miliardi di dollari. Leggendo i dati FAO, si scopre che circa il 36 per cento delle flotte di pesca di tonno al mondo batte bandiera taiwanese.
Il congresso tratterà del tema della tratta dei pescatori, che è un tema sempre più attuale nell’industria peschiera. I lavoratori migranti sono oggetto di traffico e sfruttamento con lo scopo di pescare più pesce di quanto legalmente stabilito. I dati del Rapporto sul Traffico delle Persone 2016 mettono in luce come ci siano 51 nazioni in cui l’industria del pesce contempla anche casi di traffico, o hanno alto rischio di traffico di esseri umani.