In che modo sarebbe possibile? Cosa può fare la Santa Sede?
Per esempio, favorire un dialogo sincero tra Nord e Sud Corea. La Corea del Nord, al momento, non ha la fiducia dei Paesi occidentali. Ma pensiamo che se, ad esempio, si aprissero sentieri di dialogo con il presidente statunitense Donald Trump, che visiterà il 24 maggio il Santo Padre, questo potrebbe aiutarci nel percorso della riconciliazione.
Il mondo cattolico in Corea del Sud ha portato alla rivoluzione delle candele. Che cosa era?
Molti preti, anche suore, hanno voluto cambiare il nostro Paese. Così anche abbiamo celebrato la Messa in strada, per chiedere giustizia e pace nel nostro Paese. I cittadini volevano dimostrare le loro opinioni, e guardando sacerdoti e suore hanno cominciato a rimanere in strada con le candele.
Lei ha parlato di ristabilire la giustizia e la pace nel Paese. In che modo? Non c’erano giustizia e pace prima?
C’era giustizia e pace, ma noi pensiamo ce ne voglia ancora di più. Puntiamo ad una democrazia più matura.
Chi sono i cattolici in Corea del Sud? Che impatto hanno sulla società?
Molti coreani hanno fiducia nella Chiesa Cattolica. Se c’è qualche problema nazionale serio, guardano alla Chiesa cattolica come punto di riferimento, e ne aspettano le parole e le raccomandazioni.
Lei è stato in Corea del Nord? Quanti fedeli ci sono?
Sì, ci sono stato. Ma non si può calcolare quanti fedeli ci sono, chi sono veri cattolici e chi no. Ma non possiamo giudicare.
Ma quali sono i problemi della Corea del Nord?
La Corea del Nord manca di tante cose, specialmente dal punto di vista economico. Noi vogliamo aiutarli, anche attraverso scambi commerciali. La Corea del Nord rifiuta l’idea dell’aiuto economico, ma accetta quella dello scambio commerciale.
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Lei parla di una possibile riconciliazione tra le due Coree. Ma questo è possibile fin quando c’è in uno dei due Stati un dittatore che ha creato un culto della personalità?
La politica della Corea del Nord è il prolungarsi di un tipo di dinastia. In Nord Corea, loro pensano ad un re, è il loro modo di sopravvivere, la loro identità politica.
E un re accetterebbe di perdere parte del suo potere?
Quello non lo so. La mentalità dei nordcoreani è differente da noi.
Che impatto ha avuto la visita di Papa Francesco nel 2014?
Ci ha portato molto cambiamento, specialmente nella Chiesa Cattolica. Noi continuiamo a rinnovare la Chiesa, una Chiesa povera per i poveri. Anche il Santo Padre ci ha chiesto di avvicinarci agli emarginati sociali, handicappati, anche vecchi, allora la Chiesa Cattolica in Corea lavora molto per handicappati, anziani, emarginati sociali. Poi i vescovi destinano una parte dei loro profitti per i poveri, e la Conferenza Episcopale invia aiuti anche alle chiese più povere. È un lavoro che ottiene anche la fiducia del governo.