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Tre diocesi italiane aspettano il Papa

Il Vescovo di Cremona, Antonio Napolioni |  | Diocesi di Cremona Il Vescovo di Cremona, Antonio Napolioni | | Diocesi di Cremona

Dopo il pellegrinaggio a Fatima Papa Francesco, domani, riprende le visite nelle parrocchie romane. Nel pomeriggio, infatti, il pontefice si recherà in visita nella parrocchia di San Pier Damiani a Casal Bernocchi (Acilia), periferia sud della Capitale. Sabato prossimo sarà la diocesi di Genova a ricevere papa Francesco. Una visita molto attesa e partecipata: finora solo oltre 60mila i fedeli che si sono prenotati alla Santa Messa conclusiva in Piazzale Kennedy, ma il numero sta di giorno in giorno aumentando. E’ infatti possibile ancora iscriversi e ritirare il pass e il kit (una bandierina + un poncho) in 6 diversi Point della città.

Papa Francesco a Genova – ha detto l’arcivescovo, il card. Angelo Bagnasco - troverà una chiesa “discreta, umile e laboriosa come il carattere dei genovesi ossia riservato, a volte fin troppo, ma che opera e lo fa unita. Spesso siamo individualisti, ma nonostante i nostri limiti e i nostri difetti cerchiamo di camminare sempre più insieme”. Durante la giornata il pontefice – è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa sabato scorso - incontrerà tra gli altri 3500 lavoratori allo stabilimento Ilva; 2700 giovani al Santuario N.S. della Guardia e diverse famiglie dei bambini ricoverati all’ospedale Gaslini mentre pranzerà con alcuni migranti. “I migranti – ha detto Bagnasco - sono il segno di Dio alla Chiesa. E dopo una fase dedicata alla prima accoglienza, ora stiamo vivendo la fase dell'integrazione fondata su tre voci: ‘cultura’, per comprendere dove si è arrivati e dove si vuol piantare la tenda, per capire la nuova patria, poi il ‘lavoro’ e la ‘casa’”.
Anche i familiari del Papa sono stati dei migranti, ha ricordato il porporato: “I suoi familiari sono partiti da qui alla volta dell'Argentina e quando atterrerà e vedrà Genova e il nostro porto sono sicuro che sentirà una vibrazione nel cuore”.

Altre due diocesi italiane, esattamente tra un mese, accoglieranno il pontefice in visita privata. La diocesi di Firenze dove il papa si recherà a pregare sulla tomba di don Lorenzo Milani a Barbiana, e Cremona dove il papa  pregherà, a Bozzolo, sulla tomba di don Primo Mazzolari. Papa Francesco – ha scritto il vescovo di Cremona mons. Antonio Napolioni in una lettera alla diocesi diffusa giovedì – verrà a “parlarci” della “lezione di vita cristiana e sacerdotale” di don Mazzolari: “la gioia è veramente grande, amplificata dal sapere che, nello stesso giorno, papa Francesco raggiungerà anche Barbiana, per analogo riconoscimento nei confronti di un altro grande prete del Novecento, don Lorenzo Milani”.

“Non è certo la prima volta che uomini di Chiesa vengono riconosciuti come uomini di Dio non tanto lungo i giorni del loro percorso terreno, segnato da incomprensioni e sofferenze, ma ben più tardi, quando un certo distacco emotivo ne fa risaltare la profezia e riscoprire le tracce”, scrive mons. Napolioni sottolineando che già Paolo VI riconobbe che questo è “il destino dei profeti”: don Primo “camminava avanti con un passo troppo lungo e spesso noi non gli si poteva tener dietro!”. Con lo “sguardo fisso al Vangelo e alla vita della sua gente”, egli “ha attivato processi di coscientizzazione e formazione che hanno inciso in generazioni di preti e di laici, specie là dove non vi interferivano pregiudizi locali e miopie clericali. Anche oggi, la parabola del grano e della zizzania ripropone l’urgenza di un discernimento paziente e rispettoso, ma anche schiettamente orientato dalla fede, perché tutta la vita, ogni vita, abbia accoglienza degna dei figli di Dio”. Napolioni ricorda che i tempi in cui Mazzolari ha vissuto il suo sacerdozio “non erano certo meno aspri e conflittuali dei nostri” ma la sua ricerca di “composizione ed unità non era mai irenismo a buon mercato, ma l’impegno quotidiano di chi è sulla porta del ‘focolare che non conosce assenze’, al punto da non innalzare muri tra i nostri e gli altri, e riconoscere nei ‘lontani’ l’unica propria famiglia. La pastorale inclusiva, del dialogo e della convivialità, che da don Tonino Bello a papa Francesco, sembra intuizione del nostro tempo, ha radici lontane ed esempi concreti, di cui la storia della santità è ricchissima”, scrive il vescovo di Cremona aggiungendo che questo “ci conforta e ci incoraggia a non temere. Anche le concrete prospettive di maggiore unità e collaborazione tra paesi e parrocchie, tra gruppi e nuove esperienze spirituali, è dono di Dio, che ci stana dall’immobilismo sterile e ci risparmia il dramma della solitudine”. Un sacerdote, don Primo Mazzolari, che “non si può tirare per la giacca e farlo diventare di qualcuno contro qualcun altro. Non perché sia asettico, imparziale come un arbitro non giocatore, ma perché prende evangelicamente le parti del più debole di turno, di ogni povertà, anche quella del ricco e dell’apparentemente potente, perché ritrovi se stesso, mentre si va perdendo”. Il 20 giugno – scrive mons. Napolioni – “ascolteremo, ne sono certo, una lezione di passione cristiana per la vita degli uomini, di cui innanzitutto noi sacerdoti abbiamo sempre bisogno. Il Papa ci ricorda che non abbiamo motivo di disperare o di scoraggiarci, perché la nostra terra ha già partorito tante volte uomini capaci di dirci e darci il Vangelo senza sconti, e anche senza pregiudizi, coscienti che il Vangelo è stato scritto perché tutti ‘credendo, abbiano la vita nel Suo nome’”.

Intanto in questi giorni altre diocesi in festa per due appuntamenti importanti: a Cesena – ne abbiamo parlato recentemente – per il festival della Comunicazione e, fino al 28 maggio, il Festival Biblico che coinvolge sei diocesi del Nord Italia con 224 appuntamenti in diversi luoghi da giovedì scorso. Dieci giorni di conferenze, dialoghi, preghiera, arte, cibo, cinema, itinerari, laboratori, letture, mostre, concerti, spettacoli teatrali, con un pubblico potenziale di 4 milioni di persone suddivise fra le diocesi di Vicenza, Verona, Padova, Rovigo, Trento, Vittorio Veneto. Un festival in “viaggio” con al Centro il tema “Felice chi ha la strada nel cuore” e giunto quest’anno alla tredicesima edizione. Un viaggio, quindi in 22 città, nei centri e nelle periferie, valorizzando luoghi inconsueti. Un cartellone molto fitto come si evince dal sito www.festivalbiblico.it. E sempre a Vicenza la scorsa settimana le “Olimpiadi dei seminaristi” che hanno coinvolto  300 giovani di otto seminari minori dell’Italia Settentrionale (Brescia, Concordia- Pordenone, Vittorio Veneto, Treviso, Verona, Vicenza, Padova e i Carmelitani di Genova). Si tratta delle “Seminariadi” giunte alla diciottesima edizione. “L’esperienza di oggi – ha sottolineato nel suo saluto di apertura il vescovo di Vicenza mons. Beniamino Pizziol – è sicuramente momento di confronto con le proprie energie, con il proprio corpo e il proprio fisico, un incontro con gli altri all’insegna del divertimento, del gioco, ma soprattutto della solidarietà. È bello, infatti, correre con i propri amici, importante è restare uniti sia nella gioia che nella fatica, nella vittoria ma anche in caso di sconfitta. Dando il meglio di sé, mettendo in campo entusiasmo, è possibile – ha aggiunto -  vivere una vita piena, giocare la propria partita certi che con Gesù a fianco sarete sempre in grado di rialzarvi. Non scoraggiatevi, quindi, se non uscirete vincitori da una gara, ma perseverate nell’impegno per migliorarvi giorno dopo giorno”.

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E parlando sempre del triveneto la Conferenza Episcopale del Triveneto ha confermato come presidente il Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia e il vescovo di Bolzano-Bressanone mons. Ivo Muser alla vice presidenza. Durante i lavori i vescovi del Triveneto  hanno analizzato la presenza attuale dei sacerdoti diocesani "fidei donum" in zone di missione. Ad oggi sono 85 (in netta diminuzione rispetto a 25 anni fa quando erano 200): 53 sono impegnati in America Latina, 24 in Africa e 8 in Asia. Una trentina di questi sacerdoti sono presenti in terra di missione da più di trent'anni. È stata sottolineata la “ricchezza” dell'esperienza sotto tanti punti di vista, per “le potenziali e reali ricadute positive per la vita ecclesiale e per il clero diocesano, soprattutto in termini di maggiore apertura e sensibilità verso le realtà più lontane e povere nonché di vera cooperazione tra le Chiese. Vista anche la diminuzione numerica attualmente riscontrata – si legge in una nota -  è oggi tanto più necessario e prezioso accentuare il lavoro missionario coordinato e ‘in rete’ delle Diocesi del Nordest italiano che si può affiancare e così sostenere e orientare, senza sovrapposizioni o contrapposizioni, le specifiche iniziative missionarie diocesane”.