Città del Vaticano , giovedì, 11. maggio, 2017 11:00 (ACI Stampa).
Un paio di anni fa Papa Francesco decise di farsi intervistare da Carcova news, la rivista delle Villas Miserias, e tra le molte cose disse: “L’Europa vista da Madrid nel XVI secolo era una cosa, però quando Magellano arriva alla fine del continente americano, guarda all’Europa dal nuovo punto raggiunto e capisce un’altra cosa”. Magellano per il Papa era il prototipo dell’uomo che cambia prospettiva e impara qualcosa di nuovo.
Un anno fa di questa prospettiva parlò approfonditamente Padre Antonio Spadaro su Civiltà Cattolica, ripercorrendo la “geopolitica” di Papa Francesco. E da lì ieri sera nella sede prestigiosa dell’ Ambasciata d’ Italia presso la Santa Sede si inizia di nuovo “con lo sguardo di Magellano” a parlare della politica internazionale del Papa.
Occasione il numero 4000 della Civiltà Cattolica, ospiti politici e diplomatici, relatori il cardinale Segretario di Stato Parolin e il presidente del Consiglio Italiano Paolo Gentiloni.
A fare gli onori di casa l’ambasciatore Daniele Mancini che ha ricordato la grande sintonia tra Italia e Santa Sede “su tutti i grandi dossier”, insomma sui temi principali sul tavolo internazionale.
La parola centrale è stata: periferia. Quella che il Papa ama, quella da cui il Papa proviene, ma che diventa centro se conosciuta. La realtà è diversa se vista dalla periferia? Padre Spadaro ricorda che il Papa ha chiesto alla Civiltà cattolica uno sguardo aperto inclusivo ed estremo, il cardinale Parolin parla di “restare in mare aperto” come fece appunto Magellano, e come fece l’uomo che prese il suo posto alla sua morte: Antonio Pigafetta. Al centro c’è l’uomo con la tutela cui ha diritto. Una tutela che diventa “slancio di mediazioni multilaterali” in termini diplomatici. Con tre questioni al centro: pace, disarmi nucleare e tutela dell’ambiente.