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Fatima, il terzo "segreto" diventa pubblico nell'anno del Grande Giubileo

Giovanni Paolo II e Suor Lucia il 13 maggio 1982 |  | Giancarlo Giuliani @CPP Giovanni Paolo II e Suor Lucia il 13 maggio 1982 | | Giancarlo Giuliani @CPP

“Chi legge con attenzione il testo del cosiddetto terzo segreto di Fatima, resterà presumibilmente deluso o meravigliato dopo tutte le speculazioni che sono state fatte. Vediamo qui raffigurata in un'istantanea e con un linguaggio simbolico di difficile decifrazione la Chiesa dei martiri del secolo ormai trascorso. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato”.

Iniziava così l’intervento che il cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, fece il 26 giugno del 2000 in una Sala Stampa vaticana affollatissima.

L’evento era atteso ed annunciato. Non tanto tempo prima a Fatima, il 13 maggio, Giovanni Paolo II aveva beatificato Francesco e Giacinta e alla fine della messa il cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano aveva annunciato che il “terzo segreto” sarebbe stato pubblicato e spiegato. “Tale testo - disse- costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate. Di conseguenza la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolico”.

Il cardinale Ratzinger spiegò la differenza tra rivelazione pubblica e privata, e chi è il “veggente”, la storia, il perché anche di una apparizione che nel caso di Fatima è “un intervento tempestivo, ma insolito; che giunge nell'ora del bisogno, ma in una località sperduta a persone non protagoniste dei grandi dibattiti religiosi e culturali del momento. E si compie sotto forma non tanto di discorsi lunghi, articolati e documentati, ma sotto forma di visioni, brevi, incisive, fortemente suggestive, dal caratteristico linguaggio simbolico”.

Nella conferenza stampa l’allora arcivescovo Tarcisio Bertone spiegò che il fascicolo con la pubblicazione del “Messaggio di Fatima” completo era composto da una presentazione per “esporre sinteticamente la traiettoria cronologica della documentazione sull’evento Fatima a noi pervenuta e, secondo fonti di archivio, oltre a informazioni già rese pubbliche, verificare le risposte dell’Autorità ecclesiastica e, in special modo, dei Papi del secolo XX° al "messaggio di Fatima".

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Poi il testo del  "segreto" di Fatima”.

La questione è : "come mai sono trascorsi diversi anni (da 24 a 27) dalle apparizioni alla redazione di una testimonianza scritta?"  Suor Lucia ha confessato che quanto riguardava le apparizioni, più che un semplice ricordo, veniva percepito come una presenza incisa a caratteri di fuoco nel più intimo del suo essere. Ma ha scritto solo quando ha avuto l’ordine dal Vescovo di Leiria e il permesso da "Nostra Signora" di scrivere.

Infine la  “Interpretazione del "segreto"”. La lettera del Papa a Suor Lucia, e il colloquio avuto con Suor Lucia il 27 aprile 2000 che  “ha permesso di confrontare l’interpretazione delle due parti e di confermarne la perfetta concordanza”.

E poi il commento teologico del cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Un testo che accompagna il lettore passo per passo, che ripercorre la storia di un secolo che per la Chiesa è stato una “via crucis”, e che si conclude con una riflessione sul Cuore Immacolato di Maria. “ Il cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia  perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore — perché grazie a questo « Sì » Dio poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre. Il maligno ha potere in questo mondo, lo vediamo e lo sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio stesso ha un cuore umano ed ha così rivolto la libertà dell'uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per il male non ha più l'ultima parola. Da allora vale la parola: « Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo » (Gv 16, 33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa”.

É questo il vero senso del “segreto” di Fatima. E del resto la “spiegazione” che Joseph Ratzinger fece del messaggio quando da Papa nel 2010 andò a pregare Maria a Fatima fa comprendere ancora meglio quello che intendeva dieci anni prima: “ Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Con una parola, dobbiamo ri-imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali. Così rispondiamo, siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che, alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia”.

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Nella prefazione al libro intervista di Giuseppe De Carli al cardinale Bertone del 2007  che ripercorreva i colloqui tra il cardinale e suor Lucia, Papa Benedetto XVI scriveva che il lavoro fatto per la pubblicazione del segreto “ fu un tempo di luce, non solo perché il messaggio poté così essere conosciuto da tutti, ma anche perché veniva così disvelata la verità nel confuso quadro delle interpretazioni e speculazioni di tipo apocalittico che circolavano nella Chiesa, creando turbamento tra i fedeli più che invitarli alla preghiera e alla penitenza”.

Il Papa che decise di pubblicare il segreto non è stato il primo che lo ha ricevuto, Giovanni XXIII, ma solo Giovanni Paolo II. Ci vedeva la sua storia personale, ma anche la vita della Chiesa. E oggi più che mai quella “via crucis” si va svelando sotto gli occhi di tutti. Ma il “segreto” alla fine non ha nulla di nuovo che Cristo non abbia già annunciato. É soprattutto un richiamo, alla penitenza e alla preghiera. Difficile forse da accettare dagli uomini, che vanno cercando qualcosa di più spaventoso, ma meno impegnativo.