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Il Papa come Francesco, chiede il “sommo dono di essere ascoltato”

Papa Francesco e il sultano | Papa Francesco e la prova del fuoco davanti il sultano, del Beato Angelico | Wikimedia Commons Papa Francesco e il sultano | Papa Francesco e la prova del fuoco davanti il sultano, del Beato Angelico | Wikimedia Commons

C’è una forte vicinanza spirituale tra la famiglia francescana e Papa Francesco, in occasione del viaggio in Egitto che sta per cominciare. E questo perché San Francesco d’Assisi partì dalla Porziuncola e arrivò a Damietta, per parlare con il sultano Melek al Kamel. Era il 1219, e ci si avvia all’Ottocentesimo anniversario dell’evento.

Lo sottolinea padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, che ha voluto mettere in luce come il viaggio di Papa Francesco “per noi francescani apre simbolicamente anche un cammino verso l’Ottocentesimo anniversario dello storico incontro tra il Santo della Pace e il Sultano Melek-al-Kamel”.

Un incontro che destò l’interesse dei cntemporanei, e che poi divenne un oggetto di letteratura e di racconti. Tra i tanti racconti, i francescani minori hanno segnalato il resoconto di Enrico d’Avranches, il quale – su commissione di Papa Gregorio XI - compose la Legenda Santi Francisci, un’opera di 2585 esametri scritta nel 1232 o nel 1234, in cui risalta la narrazione di San Francesco al Sultano.

“Come si può immaginare – scrivono i Frati Minori – il linguaggio è più un discorso di un acculturato come l’autore del poema che una breve esortazione cui era solito un semplice alfabetizzato come Frate Francesco”, eppure “la narrazione risulta interessante, perché mostra come un autore non francescano a pochi anni dalla morte e canonizzazione immaginò le parole che San Francesco avrebbe detto al sultano accerchiato dai suoi uomini di fiducia”.

Si legge nell’opera – tradotta in uno studio di Clemente Marzella – che il sultano “ammirava un coraggio così grande” e accolse Francesco con doni preziosi. Ma Francesco “pago di ciò che ha, rifiuta i doni del re e chiede come sommo dono quello di essere ascoltato”. E il re fa cessare ogni rumore, chiede di chiamare i filosofi per capire se Francesco “insegna secondo la fede o intende piuttosto traviare la fede”.

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Il brano va letto per intero, per non perderne la bellezza.

“Pertanto, dopo che furono radunati i sapienti, quel sapiente mostra con la parola da quale fonte abbia attinto la saggezza dei filosofi e trascina tutte le menti alle altezze celesti, tesse discorsi mai uditi e sembra non ignorare nulla, quasi trascenda l’umano sentire. Sillogizza infatti cose conosciute a pochi mortali o le origini delle cose note solo a Dio, per introdurre, a partire da queste, considerazioni sulla causa prima, […] e prova che c’è un solo Dio, e non esiste una moltitudine di dei; dimostra come da quell’uno derivi tutto, quale fu la durata del primo principio, sostanza semplice, semplice intervallo di un istante, sostanza più semplice di un punto; quanto mirabilmente tale essenza sia tutta in ogni dove e, prescindendo dal luogo, sempre presente senza tempo. Perché montò in superbia e come colui che un tempo fu Lucifero è ora “lutifero”, e che gran prezzo costò la redenzione del mondo, per quali motivi ci fu l’incarnazione; come l’antico serpente conquistò Eva, Eva il protoplasto, il protoplasto la posterità, la posterità Cristo, Cristo il serpente, costringendo la morte a tornare da quello stesso donde era partita; come non solo sia stata glorificata la carne, ma la stessa carne piena di vita di Cristo, che glorifica le altre, sovrastando le doti dell’anima, sia insieme e allo stesso tempo da ogni parte tutta presente nelle diverse chiese, e come Cristo riunisca in una sola Chiesa tutti i santi; come il Battesimo sia un lavacro spirituale che monda le anime dalla colpa del primo genitore”.

Nessuno osa fargli del male, e Francesco “va e torna spesso, perché non è in grado da solo di convertire”.

Ecco allora che Papa Francesco va in Egitto senza chiedere altro che il dono di essere ascoltato. Come hanno sempre fatto i Papi nella storia recente del dialogo con l’Islam. Giovanni Paolo II ebbe questo dono quando poté incontrare i giovani musulmani nello stadio di Casablanca, il 19 agosto 1985. E Benedetto XVI chiese questo dono quando pronunciò la lezione di Ratisbona, che fu, sì, contestata, ma aprì ad una nuova stagione di dialogo con l’Islam, con il Forum Islamo-Cristiano che ancora si riunisce e la presa di posizione dell’Islam moderato che è anche alle basi di questo rinnovato dialogo che oggi Papa Francesco porta avanti.