Roma , mercoledì, 26. aprile, 2017 13:00 (ACI Stampa).
Il messaggio della Conferenza Episcopale Italiana in occasione della Festa del Lavoro del 1 maggio si lega quest’anno alla prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre sul tema: Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale.
La CEI denuncia il tasso di disoccupazione che attanaglia il Paese, in particolare quello che riguarda i giovani. “Al di là dei numeri - scrive la Commissione per il Lavoro - sono le vite concrete delle persone ciò che ci sta a cuore: ci interpellano le storie dei giovani che non trovano la possibilità di mettere a frutto le proprie qualità, di donne discriminate e trattate senza rispetto, di adulti disoccupati che vedono allontanarsi la possibilità di una nuova occupazione, di immigrati sfruttati e sottopagati”. Per risolvere il problema è fondamentale - secondo i Vescovi - “una conversione spirituale che permetta di tornare ad apprezzare l’integralità dell’esperienza lavorativa”.
Bisogna tenere presente il fatto che il lavoro manca poiché “ha subito una grave svalorizzazione. Dove il lavoro ha continuato ad essere centrale nella produzione della ricchezza, non è stato difeso dallo sfruttamento e da tutta l’opacità cercata da chi ha voluto fare profitto senza rispettare chi gli ha consentito di produrre”. Bisogna “combattere tutte le forme di sfruttamento e sperequazione retributiva” per ottenere il progresso sociale.
Il lavoro poi - aggiunge la CEI - non ha solo una “dimensione economica. Il lavoro è, infatti, espressione della creatività che rende l’essere umano simile al suo Creatore. Secondo la tradizione cristiana, il lavoro è sempre associato al senso della vita; come tale esso non può mai essere ridotto a occupazione”.
Oggi è necessario - è la sfida che propongono i Vescovi italiani - “costruire un’economia capace di uno sviluppo sostenibile; sfide che è possibile vincere rimettendo il lavoro al primo posto. È questa anche la chiave per ordinare i diversi ambiti della vita personale e sociale. A cominciare dalla scuola, che è il primo investimento di una società che pensa al proprio futuro. Ugualmente importante è il ruolo delle imprese che hanno una particolarissima responsabilità nel trovare forme organizzative e contrattuali capaci di valorizzare davvero il lavoro. Ancora, è importante richiamare qui la questione dell’orario di lavoro e della armonizzazione dei tempi lavoravi e familiari, tema non più rinviabile, visto l’elevato numero di donne che lavorano”.