Carpi , domenica, 30. aprile, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Tre giorni dopo la morte di Gesù - siamo nel giorno di domenica - due dei suoi discepoli, sfiduciati e angosciati, stanno facendo ritorno al loro villaggio di Emmaus e mentre camminano parlano tra di loro di quanto è accaduto a Gerusalemme nei giorni precedenti. Il loro amico e Maestro, Gesù di Nazareth, è stato condannato e messo a morte. La fiducia che avevano risposto in Lui e la speranza che avevano suscitato le sue parole e i suoi miracoli sono state deluse. Per questo stanno facendo ritorno alle loro case con la testa bassa e lo sguardo triste.
Ad un certo momento Gesù, che loro non riconoscono, si affianca e cammina con loro, si interessa della loro situazione, li ascolta, lascia che “vuotino” il sacco della loro amarezza e diano la loro versione dei fatti. Questo atteggiamento di Cristo risorto ci porta a riconoscere che il Signore è sempre presente, conosce le nostre pene, le nostre delusioni e le nostre sconfitte, ci ascolta pazientemente ed interviene.
Questi due discepoli, come avevano fatto tanti altri, hanno seguito Gesù per un periodo, gli hanno accordato un certa fiducia, e lo hanno riconosciuto come un profeta, cioè una persona inviata da Dio e in quanto tale capace di intervenire in favore del popolo ebraico per liberarlo dalla pesante dominazione romana. Ma dopo un’iniziale successo tutto è precipitato: è stato arrestato e condannato a una morte vergognosa, la crocifissione. E quindi tutto si è concluso in una tomba.
A dire il vero essi sanno che alcune donne dichiarano di averlo incontrato vivo. Ma è possibile dare credito ad una simile notizia? Tutti i racconti evangelici che riportano le apparizioni di Cristo risorto a Maria Maddalena, alle donne, ai discepoli sono unanimi su un punto: quando vedono Gesù vivo essi dubitano e un senso di timore li assale perchè non attendevano un evento simile, il quale si impone indipendentemente dalle loro attese.
Il Signore risorto, con pazienza e comprensione, si mette a proporre un’altra interpretazione su “l’affare Gesù”. Egli non nega la verità dei fatti raccontati dai due pellegrini: l’arresto è vero, la condanna da parte dei capi del popolo ebraico è vera, la flagellazione è vera, la crocifissione è vera. Ma egli interpreta questi fatti alla luce della Parola di Dio, la quale insegna che nella croce di Cristo giunge a compimento un misterioso disegno di Dio. E pertanto anche nella morte del Figlio di Dio è presente Dio. Si tratta di un grande insegnamento per noi. Gesù stesso, oggi, ci dice che nella Sacra Scrittura noi possiamo trovare la luce per conoscere chi è Dio e chi siamo noi e guardare la nostra vita in una maniera completamente nuova.