Cairo , venerdì, 21. aprile, 2017 14:00 (ACI Stampa).
Non si sa moltissimo della Conferenza Mondiale sulla Pace organizzata dall’università di al Azhar, cui Papa Francesco sarà chiamato a intervenire in conclusione. Al di là dei dettagli, la conferenza ha un peso perché è parte di un percorso di al Azhar per dare nuova linfa e peso all’Islam moderato.
È anche per questo motivo che la sicurezza dell’evento è fondamentale. Vi parteciperanno leaders religiosi di tutto il mondo, cristiani e musulmani. Ci sarà il Patriarca Bartolomeo, come annunciato, e ci sarà anche Raffael Sako, patriarca caldeo di Baghdad. Ma una lista di partecipanti non è stata diramata, e non è presente nei tanti siti multilingue di al Azhar.
Questo perché la conferenza si inserisce in un momento particolarmente delicato per lo stesso mondo islamico. Come ha spiegato più volte padre Samir Khalil Samir, gesuita egiziano esperto di Medio Oriente, quello che sta avvenendo all’interno del mondo musulmano è “la crisi del radicalismo dell’Islam, la più forte crisi interna che l’Islam ha avuto”.
Che l’incontro avvenga in Egitto, è un dato importante. Nel 2014, il presidente egiziano al Sisi affermò proprio ad al Azhar che c’è bisogno di una rivoluzione dentro l’Islam. L’applauso fu formidabile. In quello stesso anno, fu lanciato il Consiglio Musulmano degli Anziani, con lo scopo di “promuovere la pace tra le comunità musulmane”. Nel 2015, la stessa università lanciò un osservatorio on line per contrastare le accuse di terrorismo e rinnovare il discorso religioso nell’Islam.
A febbraio, questo percorso verso una interpretazione moderata dell’Islam ha avuto un segno visibile nella conferenza internazionale che si è tenuta, sempre ad al Azhar, tra il 28 febbraio e il 1 marzo. La conferenza era intitolata “Libertà e cittadinanza. Diversità e integrazione” e ha prodotto un documento la “Dichiarazione di al Azhar sulla coesistenza cattolica e musulmana”.