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Cattolici in Egitto, ancora difficile costruire nuove chiese

Una croce sul muro a volte basta per tutta una comunità |  | ACS
Una croce sul muro a volte basta per tutta una comunità | ACS
La chiesa cattolica di San Giorgio a Il Cairo  |  | Muarizio Di Schino FB
La chiesa cattolica di San Giorgio a Il Cairo | Muarizio Di Schino FB

In Egitto la maggioranza dei cristiana è copta. Che siano cattolici od ortodossi o evangelici. Difficile conoscere il numero esatto, le cifre variano moltissimo, ma sembra che i cristiani copti siano circa 7-8 milioni di fedeli su una popolazione stimata di più di 85 milioni di abitanti. Tra loro 150-200 mila copti cattolici e circa 100 mila copti evangelici.

 

Uno dei fattori comuni è drammaticamente la paura di una minoranza da sempre discriminata e oggetto di violenze settarie da parte dei gruppi islamisti emersi in Egitto nel corso del XX secolo, ma anche di repressioni da parte dei regimi che si sono susseguiti al potere nel Paese.

Con la nuova Costituzione ci dovrebbe essere, per ebrei e cristiani, l’autonomia in materia di status civile e degli affari interni alle comunità.

Una delle questioni più difficile è la costruzione di nuove chiese. A Kom Boha, ad esempio,  villaggio a 60 chilometri da Assiut nell’Alto Egitto, 250 famiglie hanno atteso trent’anni di poter avere una Chiesa. La comunità cattolica è composta da 1500 fedeli e la messa veniva celebrata in un piccolo spazio messo a disposizione da una famiglia. La comunità è costretta a riunirsi per pregare davanti ad una croce dipinta sul muro. Nel 2015  grazie ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, i fedeli di Kom Boha hanno iniziato a costruire una chiesa intitolata a San Giorgio.

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In Egitto la legislazione relativa alla costruzione delle Chiese è una delle principale preoccupazioni dei cristiani. Contrariamente a quanto accade per le moschee, infatti, ottenere permessi per costruire altri edifici religiosi può comportare attese anche di molti anni.

Eppure, l’ Egitto ha anche avuto dei cardinali. Il primo nel 1965, per volere di Papa Paolo VI: era Stephanos I Sidarouss Patriarca di Alessandria dei Copti. Papa Paolo VI lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 22 febbraio 1965. Morì il 23 agosto 1987 all'età di 83 anni. Ci fu poi Stéphanos II Ghattas al secolo Andraos Ghattas (Cheikh Zein-el-Dine, 16 gennaio 1920 – Il Cairo, 20 gennaio 2009). Entrato nel seminario minore del Cairo nel 1929, è stato ordinato sacerdote il 25 marzo 1944 a Roma. Fu eletto vescovo di Luxor dal Sinodo della chiesa cattolica copta l'8 maggio 1967. È morto al Cairo il 20 gennaio 2009, quattro giorni dopo il compimento del suo 89esimo compleanno. È sepolto nella cattedrale di Nostra Signora d'Egitto ad Alessandria d'Egitto.

Oggi l’Egitto non sarebbe rappresentato in conclave perché Antonios Naguib, nato nel 1935, ha appena compiuto 82 anni. Naguib ha studiato nella scuola delle suore francescane del Cuore Immacolato di Maria a Beni-Suef, dove la sua famiglia risiedeva, all'età di 9 anni è stato ammesso al seminario minore del Cairo. Una vita pastorale intensa che il18 marzo 2010, lo ha portato a presentare le dimissioni  al Sinodo patriarcale  per raggiunti limiti di età.  Ma l'assemblea gli ha chiesto all'unanimità di proseguire nel suo incarico.

È stato relatore generale all’assemblea speciale per il Medio Oriente del sinodo dei Vescovi, tenutasi in Vaticano dal 10 al 24 ottobre del 2010. Nel novembre dello stesso anno Benedetto XVI lo ha creato cardinale.

Dopo l’annuncio della visita del Papa, il vescovo emerito di Giza Antonios Aziz Mina ha detto alla Radio Vaticana: “La situazione dei cristiani è la stessa di tutti gli egiziani. Siamo usciti adesso da una situazione difficile… Dopo le due rivoluzioni, cerchiamo di rimetterci in piedi. Abbiamo bisogno che tutto il mondo ci aiuti e ci sostenga e, come cristiani, viviamo un momento molto propizio e buono per la libertà di culto e la libertà di religione”.

 

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