Roma , sabato, 8. aprile, 2017 12:00 (ACI Stampa).
È il legno della croce di Gesù di Nazareth, da due millenni oggetto di culto per i cristiani e fonte di ispirazione per pittori, scrittori, registi e poeti, credenti e non. Si presenta così la copertina del Poema della croce (Ares, 2017), esordio letterario in versi di Antonio Tarallo, 34 anni, poliedrico artista romano, impegnato anche nella pittura e nel teatro.
Per entrare più direttamente nel mistero della Pasqua il giovane poeta e sceneggiatore romano ha scritto il “Poema della Croce”. Ispirandosi al genere antico delle sacre rappresentazioni, Antonio Tarallo, con alcuni altrettanto giovani attori, ha inaugurato un percorso di letture poetiche fra atenei, centri culturali e parrocchie.
Il libro ha la prefazione di Monsignor Rino Fisichella: “I versi di Antonio Tarallo sapranno accompagnare la mente e il cuore del lettore all'incontro con la manifestazione del Volto di Dio, non in un'idea astratta, ma nel volto personale e misericordioso di Cristo Crocifisso e Risorto».
Una lettura poetica della Passione e della Pasqua di Gesù da parte di un giovane scrittore emergente. Scrive ancora monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione nella sua Prefazione: “Troviamo nel Poema la domanda che diventa grido del Nazareno, ma che è domanda bruciante di ogni uomo: “Chi sono io? Chi sono io?”. In questa domanda troviamo descritto, in forma poetica, lo scontro durissimo tra vita e morte, tra bene e male, tra giustizia e menzogna, che appartengono all’esperienza umana, ma che la Croce riesce a trasformare in possibilità di speranza”.
Le undici stanze che compongono il poema, ripercorrendo i passi della Passione di Nostro Signore, riattualizzano il “dramma del tradimento”, della “comunione rinnegata” e fanno riemergere la domanda: «Per quale colpa?». “È la «colpa» dell’amore – commenta Fisichella – che aiuta ad umanizzare, a dare un cuore di carne, invece del cuore di pietra della fredda norma”.