Roma , mercoledì, 5. aprile, 2017 18:00 (ACI Stampa).
Quando Pietro e Paolo arrivarono a Roma a predicare il Vangelo di Gesù la società che trovarono era formata da patrizi, plebe e schiavi. Schiavi che venivano comprati e venduti come merci, ma che avevano una grande importanza nella vita di molte famiglie. Per conoscere meglio quesa realtà, diversa ad esempio da quella contemporanea in Grecia, c’è una mostra al Museo dell’ Ara Pacis di Roma: Spartaco. Schiavi e padroni a Roma.
La società, l’economia e l’organizzazione dell’antica Roma non avrebbero potuto raggiungere traguardi così avanzati senza lo sfruttamento pianificato delle capacità e della forza lavoro di milioni di individui privi di libertà, diritti e proprietà. I numeri parlano da soli: gli schiavi erano tra i 6 e i 10 milioni di schiavi su una popolazione di 50/60 milioni.
Sono stati i romani a dare vita all’organizzazione di un sistema schiavistico capillare sorto a seguito della conquista di intere popolazioni e territori immensi. Dall’agricoltura all’industria tessile fino al divertimento e tempo libero il mondo romano non avrebbe potuto sopravvivere senza una larga percentuale di lavoro degli schiavi.
Una sezione in particolare esplora il rapporto della schiavitù con alcuni aspetti del culto ufficiale romano, per poi soffermarsi sugli effetti dell’affermazione del Cristianesimo in età costantiniana.
La liberazione predicata da Cristo è quella dal peccato, l'eguaglianza tra gli uomini è destinata per i cristiani a realizzarsi nel Regno di Dio, che il primo cristianesimo attendeva come prossimo. Di qui le sollecitazioni rivolte agli schiavi da Pietro Apostolo: “Servi, siate con ogni timore sottomessi ai vostri padroni, non solo ai buoni e giusti, ma anche agli ingiusti “ (I Pietro 2, 18) e da Paolo di Tarso: “Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato. Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; anche se puoi diventare libero, approfitta piuttosto della tua condizione!” (Corinzi I,7,20-24).