Carpi , domenica, 2. aprile, 2017 11:10 (ACI Stampa).
Suonano a festa le campane della Cattedrale di Carpi. Papa Francesco è arrivato. Il primo appuntamento del Pontefice in Emilia Romagna è la Messa in Piazza Martiri, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta, restaurata e restituita al culto dopo il sisma del maggio 2012. Francesco oggi parte da qui, proprio come la cittadina di Carpi, che si ritrovò quel 20 maggio, dopo una scossa inferiore ai 6 Richter, 27 i morti, danni ingenti, migliaia senza casa. E’ un invito alla speranza, e ancora una volta alla rinascita, quello del Papa ai Carpigiani.
Francesco nell’omelia di oggi, davanti a quella piazza, cuore dell’Emilia Romagna, colpita dal terremoto, ricorda Gesù “scosso dal mistero drammatico della perdita di una persona cara”, Lazzaro, e il Figlio di Dio che “scoppiò in pianto”, “commosso profondamente”: “È questo il cuore di Dio – spiega il Pontefice nel suo discorso - lontano dal male ma vicino a chi soffre; non fa scomparire il male magicamente, ma con-patisce la sofferenza, la fa propria e la trasforma abitandola”.
“Attorno a quel sepolcro – precisa ancora il Pontefice - avviene così un grande incontro-scontro. Da una parte c’è la grande delusione, la precarietà della nostra vita mortale che, attraversata dall’angoscia per la morte, sperimenta spesso la disfatta, un’oscurità interiore che pare insormontabile. Ma dall’altra parte c’è la speranza che vince la morte e il male e che ha un nome: Gesù”.
Da qui l’invito particolare di Francesco: “Si può stare dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù. C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza”.
Perché Carpi oggi è una città ricostruita. Con speranza, fiducia, tenacia, gli abitanti dell’Emilia Romagna hanno lottato in questi anni per la ricostruzione. E sono diventati un modello per la ricostruzione in Italia, colpita più volte da disastrose scosse sismiche. Ma le immagini di quelle terribili due scosse, il 20 e il 29 maggio 2012, sono certamente ancora vive. “Di fronte ai grandi “perché” della vita – commenta Papa Francesco - abbiamo due vie: stare a guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, o far avvicinare Gesù ai nostri sepolcri. Sì, perché ciascuno di noi ha già un piccolo sepolcro, qualche zona un po’ morta dentro il cuore: una ferita, un torto subìto o fatto, un rancore che non dà tregua, un rimorso che ritorna, un peccato che non si riesce a superare. Individuiamo oggi questi nostri sepolcri e lì invitiamo Gesù”.