Le cifre di questa “nuova forma di schiavitù che ha legami con il traffico di esseri umani, la sottrazione e l’orrore dello sfruttamento sessuale del minore” sono imponenti, e si deve comunque fare una distinzione tra gli abusi sui minori (tra i 13 e i 17 anni) e la pedofilia vera e propria, in cui le vittime hanno una età fino a 12 anni, fino all’orrore dell’infantofilia.
Le violenze sono diventate più raffinate. Meter ha trovato milioni di immagini (ne abbiamo contati quasi 2, per la precisione 1.946.898 contro il milione e poco più del 2015) e tonnellate di gigabyte, sono state monitorati e segnalati 9.379 siti web, mentre i riferimenti italiani nel deep web sono invece aumentati: 95 contro 70. I dati confermano che ormai la pedofilia si sa nascondere, non usa più i social network: usa forme più raffinate. E il maggior numero di segnalazioni viene dall’Oceania, e in particolare dall’Isola di Tonga. Non perché quello sia il posto dove avvengono più abusi, ma perché quello è il posto dove si riesce a muoversi meglio sul web.
Le vittime sono sempre più piccole, perché aumentano le violenze sui bambini da 0 a 3 anni. È un fenomeno in crescita, che si deve considerare. Stupisce che sia stato un sacerdote il primo a lavorarci, e l’unica voce sul tema che racconta di un mondo che va oltre il ristretto ambito della Chiesa.
C’è poi lo scottante tema degli abusi su minori dei membri del clero, bolle di scandalo scoppiate nel 2001 e poi nel 2010, arginate con vari provvedimenti, e persino con una lettera di Benedetto XVI a vescovi, sacerdoti e fedeli di Irlanda, in cui c’erano le scuse per gli abusi della Chiesa e anche alcune possibili terapie.
Su queste basi si è innestato il lavoro della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, che pure ha perso nel corso dei mesi due dei fondatori ed ex vittime, Saunders e Collins appunto. Uno dei temi messi sul tavolo da Marie Collins è quello della necessità di una risposta rapida alle vittime.
E così, nell’incontro del 24-26 marzo della Commissione, ci è concentrati – scrive una nota della stessa Commissione – “sull’importanza di rispondere direttamente e in maniera compassionevole alle vittime quando scrivono agli uffici della Santa Sede”, perché questo è parte del miglioramento della “trasparenza e della guarigione” e che è un tema “sensibile data la mole e la natura della corrispondenza che richiede risorse chiare e specifiche”.
La commissione ha anche sottolineato come si debbano trovare nuove modalità per cui il lavoro della commissione sia definito e formato attraverso il contributo delle vittime. Di certo, alcuni dei temi proposti sul tavolo hanno avuto bisogno di una ulteriore discussione. Il tribunale speciale per i vescovi negligenti era in qualche modo inapplicabile, sia perché la negligenza è già presente nel codice di diritto canonico, sia perché non si fanno tribunali speciali: la legge deve fare il suo corso regolarmente.
Di certo, il contributo più grande la Commissione lo può dare nella formazione di una coscienza del rischio, e da qui viene il “modello per le linee guida” per rispondere ai casi abuso nelle diocesi e nelle congregazioni religiose, nonché il seminario del 23 marzo intitolato “Salvaguardare scuole e case: imparare dall’esperienza nel mondo”.
Tra i presenti, molti capi dicastero vaticani. Il Cardinale Sean O’Malley, presidente della Commissione, ha sottolineato l’importanza di questo lavoro, perché – ha detto – “ci sono 60 milioni di bambini di cui abbiamo cura nelle nostre scuole cattoliche”.
L’educazione, dunque, è cruciale. Ha detto padre Hans Zollner, gesuita, membro della Commissione, che la Commissione è stata invitata dai dicasteri vaticani per insegnare e per informare tutti gli altri membri, dai cardinali ai “minutanti”, su quanto concerne la protezione dei bambini. Questo è già avvenuto in tre dicasteri e c’è la prospettiva di collaborare con altri due verso la fine di quest’anno. Lo scorso settembre, siamo stati invitati per la prima volta a partecipare al corso annuale vaticano per i nuovi vescovi al quale erano presenti circa 250 vescovi da tutto il mondo”.
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