Milano , venerdì, 24. marzo, 2017 13:00 (ACI Stampa).
Una città che sta imparando ad abolire ogni esclusione e una città che ha voglia di rinnovarsi, e che allo stesso tempo è in cerca di senso. Ma anche una città più realista, che vive l’avventura di essere davvero “città di mezzo”: è questa la Milano che si prepara ad accogliere Papa Francesco, dal quale ha bisogno di essere confermata nella fede. Lo racconta in questa intervista ad ACI Stampa il Cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano.
Papa Francesco, il quarto Papa a visitare Milano: cosa significa questo per la città?
La visita del Papa è un grande privilegio per Milano. Basti pensare che la nostra sarà una delle poche metropoli europee visitate in questi anni. C’è grande attesa e grande desiderio di incontrarlo. Per me personalmente è un dono ed una pro-vocazione a vivere con autenticità il compito affidatomi. La visita del Papa, inoltre, riprende e conclude idealmente il percorso che abbiamo proposto in questi anni sul tema “Evangelizzare la metropoli”. Sono stati tra di noi i cardinali Schoenborn, Onaiyekan, O’Malley e Tagle e ognuno di loro ci ha aiutato a meglio comprendere che cosa significhi oggi annunciare Gesù nelle grandi città. L’insegnamento del Papa, che conta anche sulla ricchezza della sua esperienza come arcivescovo di Buenos Aires, ci sarà senza dubbio di grande aiuto.
A cosa punta la Chiesa ambrosiana?
Vogliamo far tesoro dello stile di papa Francesco. Il cristianesimo non è in primis né una dottrina né una morale; è l’incontro personale con Cristo, che diventa facilmente “contagioso”. Se infatti la gente incontra qualcuno segnato da Cristo in maniera significativa capisce, perché lo vede, che Gesù spiega l’uomo all’uomo, si fa carico dei suoi limiti e li riscatta. Molti, anche fra i giovani e fra le generazioni di mezzo, non sono in sé e per sé contrari alla fede. Hanno smesso di frequentare gli ambiti della vita ecclesiale. Dobbiamo cambiare molto, mettendo in conto di andare noi da loro. Qui il Papa ci viene incontro con il suo stile diretto, con la sua predicazione accessibile, ricca di gesti, di esempi presi dalla sua esperienza personale, dalla sua vita familiare, dagli incontri fatti. La modalità stessa con cui ha impostato il programma della sua visita milanese ci indica la strada. Siamo chiamati ad abitare gli ambienti della vita di donne e uomini, a testimoniare il Vangelo. Vivendolo. Mi sembra che la nostra, come del resto tutte le Chiese, stia imparando la decisione evangelica radicale di abolire ogni esclusione. Con i suoi gesti, prima ancora che con le sue parole, Francesco mostra che Cristo vuole incontrare tutti, nessuno escluso. In questo senso, il modo di vivere il ministero petrino proprio del Papa sta aiutandoci a riscoprire le dimensioni veramente cattoliche, universali, della nostra fede e la capacità che il Vangelo possiede di parlare all’uomo di ogni condizione, di ogni cultura, di ogni luogo e di ogni tempo.